lunedì 27 ottobre 2014

La fortezza borbonica di Civitella del Tronto: prodigio militare!

Qualcosa di prodigioso da visitare nella bellissima provincia di Teramo?

Certamente una tra le più imponenti opere di ingegneria militare dell’intera penisola:
la fortezza borbonica di Civitella del Tronto.

Si tratta di una roccaforte poggiata a nido d’aquila su di una cresta rocciosa, lunga poco più di mezzo chilometro e con larghezza media di quasi cinquanta metri, la cui costruzione fu iniziata nell'anno 1564, durante la dominazione spagnola e completata nel 1576.

Il baluardo prese il posto, come racconta un testo del civitellese Bruno Martella, di una precedente cinta muraria con cinque torri, opera della precedente dominazione aragonese, fortificazione del paese incastellato sotto. Esisteva anche un precedente fortilizio di epoca angioina che cingeva la cittadella più in basso.

Civitella del Tronto, con la costruzione dell’attuale forte, era diventata l’autorevole e famosa sentinella invalicabile dei confini più a settentrione del Regno di Napoli, caposaldo di un territorio importante nelle economie nazionali.
Il baluardo di Civitella ha scritto pagine di enorme importanza storica sia per gli avvenimenti che per gli assetti politici dell’Italia e dell’Europa e per le prospettive che si aprirono nella realizzazione, in seguito, dell’Unità d’Italia.
Tra gli assedi subiti, da ricordare quelli dell’esercito francese e, soprattutto, l’ultimo, lunghissimo e sanguinoso, avvenuto durante la dominazione borbonica a opera dei piemontesi di Vittorio Emanuele II, assedio preludio di quella unità cui la fortezza cedette per ultima e solo il 20 marzo del 1861.
Alla fine del sanguinoso conflitto, il forte fu in parte distrutto.

Oggi, dopo il riuscitissimo restauro degli anni ’90, la fortezza offre veramente uno splendido viaggio nel tempo e nella storia, grazia anche al museo ubicato al suo interno.

Nei locali si conservano documenti, stampe, oggetti, plastici e armi degli anni di assedio.
Visitare il forte è veramente viaggiare nel tempo, tra piazze d’armi, corpi di guardia, carceri, furerie, resti del palazzo del Governatore e residenze degli ufficiali, oltre ad ammirare i solidi bastioni di difesa e un panorama da urlo.

Infatti nella parte alta c’è un colpo d’occhio fantastico:
Gli incombenti monti Gemelli con le gole del Salinello, paradiso naturale;
la vicina e bellissima città di Ascoli Piceno;
la collina del convento benedettino di Monte Santo, da dove iniziavano i territori dell’allora Stato Pontificio confine con il Regno di Napoli;
la località di Villa Passo, antica zona doganale;
il mare Adriatico, dopo la valle del fiume Vibrata.

Dal bastione più alto e dai camminamenti di ronda, si può ammirare anche l’incastellamento del paese vecchio con le sue caratteristiche e strette vie necessarie alla difesa contro le artiglierie nemiche.

Civitella del Tronto con la sua fortezza, merita sicuramente una visita!


Come arrivare:

Da Nord
Dall'autostrada Adriatica A14 direzione Ancona, seguire la drezione San Benedetto del Tronto - Ascoli Piceno, continuare sulla superstrada Ascoli-Mare RA11 fino all'uscita di Ascoli, proseguire lungo la SS 81 direzione Civitella del Tronto.

Da Sud
Dall'autostrada Adriatica A14 direzione Pescara, uscire a Teramo/Giulianova/Mosciano Sant' Angelo, prendere la SS 80 Strada Statale del Gran Sasso in direzione Teramo, proseguire lungo la SS 81 direzione Civitella del Tronto.

Da Pescara
Percorrere la SS 16 in direzione di Chieti, continuare sull'autostrada A 14, uscire a Teramo/Giulianova/Mosciano Sant' Angelo, prendere la SS 80 Strada Statale del Gran Sasso in direzione Teramo, proseguire lungo la SS 81 direzione Civitella del Tronto.

Da Chieti
Percorrere la SS 81, imboccare l'autostrada A 14, uscire a Teramo/Giulianova/Mosciano Sant' Angelo, prendere la SS 80 Strada Statale del Gran Sasso in direzione Teramo, proseguire lungo la SS 81 direzione Civitella del Tronto.

sabato 25 ottobre 2014

Bastioni sulla storia: Il mito di Civitella del Tronto

Gli sposi, in tight nero lui, in candida veste di organza lei, con tanto di cappellone stile inglese Regina Madre.
Entrambi posano entusiasti e affranti dai mille preparativi alla cerimonia, davanti alle sontuose architetture della fortezza borbonica.
Attraversano le antiche vie di Civitella del Tronto come integrati in una set di un film di Spielberg, con dietro l’inevitabile codazzo di rumorosi invitati.
Quale migliore location di questo incantevole borgo medioevale per decretare il loro sì?

“Una terra dove il sole non muore mai dietro le montagne gemelle, arcigne a guatar severe …”
Così scriveva nell'anno Domini 1485 il dotto Padre Silvestri, strenuo indagatore delle nostre origini.
Si racconta che questo monaco benedettino, originario delle Marche, fosse giunto in questo villaggio abbarbicato su di un erto costone roccioso sui 600 metri, intorno al suo fortino, perché devoto alla marchesa di Toscana, quella Matilde di Canossa che l’iconografia storica presentava bellissima nella sua alterigia e di origini longobarde.
L’abate scriveva infuocati versi d’amore nei confronti di lei che chiamava “Duchessa” per non svelare il nome.
Si sa, le voci corrono e il religioso fu espulso dall'Ordine e interdetto a viaggiare all'interno dei territori dello Stato Pontificio.

Sentinella silente di un confine invalicabile del Regno della meridionale Napoli, centro di grande valenza strategica tra Ascoli e Teramo, dall'alto di Civitella si dominano tutte le vallate intorno.
Una manciata di case dalle pietre abbrunite, all'ombra dei bastioni immani di una fortezza che ha conosciuto fasti e rovine, storia e tradizioni.
Civitella è un paese dalle abitazioni digradanti in piani paralleli sotto un’imponente muraglia, aggrumato intorno al belvedere di Piazza Pepe.
Affacciati sul parapetto del muro in pietra, la montagna dei Fiori si staglia nitida nel cielo terso, più in là il Foltrone e in mezzo alle due vette il boscoso cuneo dell’orrida gola del Salinello, regno del mistero e delle vicende storiche del Re Manfredi e la sua rocca.
A meridione la spettacolare catena del Gran Sasso e, a seguire la dea Maiella, evidentemente ancora innamorata dell’aspra dolomia confinante.
In piazza, la cinquecentesca Parrocchiale di San Lorenzo addossata all'antica porta d’ingresso del borgo, attira i visitatori con la sua pietra civitellese con cui è costruita e il portale rinascimentale di elegante semplicità.

Ed è bello, aggirarsi per le antiche  e strette vie del borgo anche oggi che c’è mercato in piazza.
Un carosello di colori, di voci, di personaggi particolari che fatica di certo a sopravvivere ai nuovi modelli di distribuzione.
La frutta con le piramidi di mele, di arance, i carciofi che da una cesta mostrano solo la testa, una composizione di radicchi che esprimono tutta la loro freschezza, una cassetta di zucchini con il loro fiore. Tutto è colore, anche la voce dell'ortolano che comunica la sua offerta.
Su di un vecchio banco si vende porchetta fumante, proveniente neanche a dirlo, da Campli e poi trippa all'ascolana fatta in casa, olive fritte con cremini; più in là dalla vetrina del banco del macellaio si vede un omone con una grande mannaia, tagliare, con perizia antica, bistecche da una bellissima costata. Nei ristoranti le donne di cucina ammassano le proverbiali “ceppe”da condire col sugo di papera.
Ogni personaggio è un protagonista, qui non ci sono comparse e controfigure.
Ogni angolo dovrebbe essere fotografato, ogni individuo raccontato nei particolari.

Civitella del Tronto non è solo questo.
E’ la storia con la S maiuscola che, in mancanza di notizie certe, potrebbe risalire a un’epoca ancor prima del mille.
Gli storici non si pronunciano. Per loro si parte dal IX secolo, periodo in cui nasce il fenomeno italico dell’arroccamento delle popolazioni rurali a difesa contro barbari e pirati.
Eventi storici fluidi modellati da mille cambiamenti e turbolenze nel mondo feudale dell’intero Abruzzo, fino al sopraggiungere della dominazione normanna.
Qui, un intreccio di leggende. Una racconta dei natali dati dal villaggio al Papa Leone II, un'altra data anno Domini 1053, racconta della prigionia di Papa Leone IX da parte dei Normanni che lo avrebbero portato in ceppi e catene in una grande reggia a Benevento dove scontare un’ingiusta condanna.
Fu con il già citato Carlo I dì’Angiò che iniziò la valorizzazione della fortezza che, nei secoli seguenti, divenne famosa nel mondo per le sue caratteristiche difensive militari manifestando i segni di una tipologia costruttiva tipica di quei centri cui è demandata l’importante funzione di presidio perenne e tutela dell’assetto politico di un territorio.
Seguirono secoli di gloria, con assedi di mesi e mesi a questa fortezza quasi inespugnabile.
Cambi di poteri dinastici, viaggi attraverso governi del vice regno, occupazione francese, monarchia borbonica, brigantaggio e calamità varie, fino all'Unità d’Italia del marzo del 1861 quando il forte, baluardo contro le armi piemontesi, scrisse le ultime pagine di gloria.

Davanti agli occhi le auliche architetture della trecentesca Chiesa di San Francesco con la sua facciata romanica impreziosita da un rosone intagliato di rara bellezza.
L’anziano seduto sul muretto ride divertito e dice che il rosone non è farina del sacco dei civitellesi i quali, amanti del bello, lo rubarono agli odiati camplesi, trafugandolo dalla chiesa farnese dedicata al poverello d’Assisi.
Ricordo che questa storia mi fu narrata anni fa dal parroco di Campli don Antonio Mazzitti che si diceva convinto che altre opere alloggiate nella città fortezza provenissero proprio dal borgo d’arte camplese.

Il viaggio nella storia e nel presente di questo borgo non può prescindere dal convento francescano della Madonna dei Lumi, in una collinetta vicina, dove un’antica leggenda racconta un fatto misterioso: amici conversavano quando di colpo interruppero le loro chiacchiere, abbagliati da tante luci e fiammelle che, arrivando dal fondo della valle, iniziarono a danzare ordinatamente intorno a loro per poi sparire.
Da quel momento questo spettacolo si replicò più volte fino al 1663, ultimo spettatore un monsignore che cadde, ginocchia a terra, giurando di essere stato sfiorato dal soffio mistico della Vergine.
Ecco perché il Convento è dedicato alla Madonna dei Lumi o della Lumera dispensatrice di tanti miracoli e guarigioni.
Ecco perché la Vergine ancora oggi veglia sul paese fortezza.



ARRIVARE A CIVITELLA DEL TRONTO:

A24 RM-TE uscita Teramo/ proseguire lungo la SS 81 direzione Campovalano/ Civitella del Tronto da Napoli: A1 NA-RM uscita Cassino/ proseguire in direzione Sora/ Avezzano/ A25 direzione L'Aquila-Teramo/ A24 uscita Teramo/poi strada per Campli Civitella del Tronto, Ascoli Piceno