mercoledì 20 febbraio 2013

La terra benedetta da Dio!

Gli Appennini sono, per chi li scopre, una delizia.
Pochi ne conoscono la dimensione reale.

Guardi le montagne sulla carta e le immagini come linea sottile che corre da nord a sud dell’Italia.
Le guardi invece sul terreno, magari da sopra una cresta, osservi il paesaggio incontaminato e sogni.

Abbandonando il caos della città nel teramano è possibile scoprire montagne incantate e vivere sprazzi di benessere, coltivando l’emozione della conoscenza.

Esistono modi di viaggiare diversi:
uno è quello della velocità, della prestazione, del tempo che stringe, del paesaggio che scorre veloce e distante da dietro i finestrini.

Un altro è quello dell’attenzione, della curiosità, del rapporto con luoghi, gente, natura.
Quello meraviglioso degli odori, dei sapori, del tempo che scorre piano come un lungo fiume tranquillo.

Quello dell’emozione.
Quello del sorriso.

Muoversi e soprattutto a piedi, vuol dire mettere da parte per un po’ l’ansia, immergersi fino in fondo nell’emozione del viaggio, conoscere il mondo toccandolo, gustandolo, ascoltandolo.

Nella nostra provincia tutto ciò è possibile, quindi bandiamo la fretta, entriamo nella vita a tempo pieno, diventiamo potenziali vagabondi.

Perché, chi vive vede molto, ma chi viaggia vede di più!

Se abbandoniamo anche per poche ore i nostri luoghi di sempre, potremo scoprire vedute superbe entrando nel cuore del Gran Sasso: il grigio Pizzo Intermesoli, con le sue lastre di pietra sfaldata, i due maestosi Corni, il Piccolo con la magnificenza di pinnacoli e creste ardite e il Grande simile a un pezzo di Dolomiti trapiantato da un grande chirurgo nel profondo degli Appennini.

Ancora, il Pizzo Cefalone con la cresta delle Malecoste, dietro la foresta del Vasto e Dio sa quant’altro di meraviglioso.
Ammireremo i picchi slanciati di solido calcare che rappresentano il sogno degli scalatori.

Sogneremo cime storiche frequentate fin dal secolo scorso dal gruppo degli “Aquilotti del Gran Sasso” che anticiparono niente di meno che i leggendari “Scoiattoli di Cortina” e i “Ragni di Lecco”, giovani tenaci che salirono tutte le vie classiche e impegnative: il Monolito, le Fiamme di Pietra, Torrione Cambi.

Sarà sufficiente catalizzare lo sguardo verso il tagliente volo di un falco che disegna infiniti cerchi, sfiorando le imperfette geometrie di cresta, guardare con curiosità il disco fluorescente del sole che scivola oltre la sagoma scura dell’orizzonte, per stare finalmente bene con se stessi.

Potremo vivere della gioia degli alberi sugli erti pendii che crescono lentamente, senza fretta, ammirare la fibra elastica che acquista vigore e si slancia verso il cielo solo dopo aver costruito fondamenta solide e robuste.

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