domenica 17 marzo 2013

Il silenzioso Gnor Paolo a Teramo!

A Teramo una figura in pietra familiare a tutti campeggia in Largo Proconsole.
E’ murata a fianco della chiesa dello Spirito Santo, ben visibile, quasi reale, che sembra guardare ai pregi e difetti della nostra città.
Molti avranno capito che parlo di “Sor Paolo” o meglio “Gnor Paolo”, il termine popolare per indicare la statua togata del patrizio romano che per molti teramani è senza storia e senza nome.

Invece di storie “Sor Paolo” ne avrebbe da raccontare!
Questa statua, copia mal fatta di un originale scomparso, risale ai principi dell’impero Romano e fu eretta nel foro della nostra città in onore di Quinto Poppeo.
Doveva essere a quei tempi una sorta di patrono della città, primo esempio di monumento pubblico innalzato dai mitici Interamniti a uomini ritenuti benemeriti della città.
Che cosa abbia fatto per Teramo questo console non è dato sapere.

Due secoli or sono in contrada Acquaviva, nei pressi della Gammarana, fu rinvenuta una lastra marmorea che giaceva alla profondità di quasi 200 metri.
Era chiaro che si era di fronte al coperchio di una tomba.
Una scritta incisa parlava di Quinto, patrono onorario di Teramo e di una colonna eretta a suo nome.
Secondo gli storici, questo lastrone di marmo costituiva il piedistallo della statua in onore del patrizio romano.

“Sor Paolo”, di là da storia o supposizioni è comunque sempre lì a scrutare nei secoli i mutamenti di una città ancora oggi alla ricerca della sua identità.
Anni fa la statua prese connotati “gossip”.
Era utilizzata durante i festeggiamenti di San Martino per appendere messaggi delatori nella sua mano ai “cornuti” della città.
Tutti tremavano all’idea di essere beffeggiati scoprendo l’adulterio del coniuge.

Nella festa degli innamorati, a San Valentino, le coppie timide si dichiaravano con bigliettini d’amore appesi alla statua in cui tutto l’ardore giovanile prorompeva in un “, ti amo!”poderoso.

La festa dedicata a questo personaggio rappresentava una grande tradizione cittadina, una cerimonia significativa cui partecipavano oltre ventimila persone.

Si assiepavano in questa piazzetta, antico ritrovo popolano, dove si rideva, si mangiava, ci s’incontrava nel clou della passeggiata giornaliera.
Altra folla si accalcava sotto il piccolo porticato che ospitava la locanda oggi gestita dall’amico Schillaci.

Durante i mitici anni ’60 anche la Rai s’interessò al fenomeno con ben quattro interessanti servizi sulle reti nazionali destinati a immortalare una festa particolare dove una statua semi sconosciuta assurgeva ai più grandi onori rivestita di un mantello e con la bandiera del quartiere nella mano sinistra.

Una festa popolare densa di avvenimenti resa ancor più famosa dal gemellaggio che avvenne proprio nei primi anni ’60 con il conosciutissimo Pasquino romano davanti ad un botto di gente in un clima di giocosità e fraternità.
Sul palco quel giorno si avvicendarono bande musicali e poeti in vernacolo per una gara esaltante fra artisti del dialetto romano e teramano.

I nostri “Ignorantelli” e quelli del “Rugantino de Roma” allietarono i convenuti con balli e canti.
La festa continuò con l’immancabile sfilata, copia di quella dell’antichità più profonda, degli appartenenti alle vecchie corporazioni artigiane teramane, con l’elezione del “Governatore” del rione, in carica per un anno.
Famose anche le grandi estrazioni della “Lotteria del Proconsole” che vedeva come premi montoni, tacchini, polli, riffa abbinata alla “Sagra de lu gallinacce” con tacchino alla canzanese, alla neretese e quant’altro.

Per anni imperversò anche la famosa corsa podistica dei Rioni, capostipite della “Maratonina Pretuziana”.
Altri tempi, qualcuno dirà, ma tutti noi a Teramo sogniamo che tornino questi momenti di gioia.

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