Dal 2008 c’è una nuova legge a tutela dei boschi e dei loro silenti abitanti.
Chi fosse sorpreso a danneggiare i monumenti verdi incorrerà in un reato e l’articolo 635 del Codice di Procedura Penale prevede una reclusione fino a un anno e multe pecuniarie per rifondere il danno.
Speriamo che questa legge sia presto applicata!
Una speciale classifica elenca i “fuoriclasse” della natura e i loro numeri da giganti.
L’Italia vanta circa 22 mila alberi di pregio di cui 2000 sono considerati di “notevole interesse”, circa 200 di eccezionale valore storico e molti altri di eccellenza per longevità biologica e struttura gigantesca.
Molti ignorano l’esistenza di un progetto di studio che l’Ente Parco Gran Sasso-Monti della Laga ha sviluppato in collaborazione con l’università della Tuscia di Viterbo, volto all’identificazione e la mappatura di “boschi vetusti” nell’area protetta.
Da questi studi si è arrivati all’identificazione di tre piccoli lembi pregiati:
le faggete di Fonte Novello di tredici ettari e dell’Aschiero di tre, ambedue nel territorio del comune di Pietracamela, riserva dei Due Corni e il Frassineto di Valle Vaccaro, nel comune di Crognaleto, monti della Laga.
Sono boschi minuscoli, certo non paragonabili a foreste come la Martese del Ceppo di Rocca Santa Maria o di San Gerbone, al confine con le Marche di Acquasanta Terme, ma in questi luoghi verdi c’è l’assenza per lunghi periodi, di disturbo antropico, cioè interventi da parte dell’uomo.
In particolare, il bosco di Valle Vaccaro a pochi chilometri dal ridente paesino di Cesacastina, rappresenta una rarità per tipologia forestale, di cui esistono pochi esempi in Italia.
Il suo habitat è ricco di necro massa, tronchi di alberi morti che possono regalare un’infinità di informazioni ad ambientalisti e botanici.
È risaputo che una delle peculiarità del nostro Parco è la presenza, nel territorio protetto, di alcuni numi tutelari, alberi da record sia per grandezza che per l’età.
In località Morrice, tra il Ceppo e Valle Castellana e a Mattere esistono, ad esempio, alberi secolari di otto metri di circonferenza di tronco e venti metri di altezza, veri giganti della natura, castagni tra i più maestosi d’Italia come il famoso “piantone di Nardò”.
Sono autentici monumenti nati da semi del 600, forse ‘500, magari mentre, in altre parti del mondo, Colombo scopriva l’ America.
I giganti arborei pagano dazio al tempo e agli agenti atmosferici tra folgorazioni di fulmini, piogge acide, vento, neve e attacchi virulenti di funghi e insetti divoratori del legno.
Purtroppo, nonostante il continuo controllo da parte delle Guardie Forestali, spesso si registrano danni perpetrati anche dall’uomo.
Il vandalismo e la stupidità umana non hanno confini per cui può accadere quello che non ti aspetti.
Anni fa, un gruppo di bulli, appiccarono il fuoco assassino, a un castagno centenario, lasciandolo giacente con la cima su di un fianco, le tristi radici in aria e alcuni dei grandi rami spezzati per sempre.
Sarebbe un sogno se la foresta potesse animarsi come accade nella saga del Signore degli Anelli, inghiottendo gli idioti che fanno queste cose oscene.
In questi boschi c’è un’irripetibile combinazione di aria, terra, luce e umanità che neanche i vandali possono distruggere: è l’opera di Dio.
A Piano Vomano di Crognaleto, lungo la Strada Maestra del Parco, un eccellente eco museo aiuta a conoscere i giganti delle foreste.
Le foto presenti nella sala attrezzata, documentano rami vecchi centinaia o migliaia di anni, baluardi di una storia da non dimenticare.
Sarà possibile, con una semplice visita, scoprire luoghi bellissimi e semi sconosciuti come Fonte Bettina di Fano Adriano, Pietralunga di Castelli, Colle della Pietra, Pianello e Tignoso nel territorio di Crognaleto.
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