mercoledì 10 aprile 2013

Il colore della natura: visita a Castel Cerreto

I finestrini dell’automobile incorniciano un paesaggio placido e tipico di alta collina, fatto di linee orizzontali parallele blu e verdi.
Il silenzio raggiunge una dimensione concreta quasi da poterlo toccare.
Basta spegnere il motore, scendere dall’auto, fare pochi passi a piedi oltre il margine dell’asfalto per catapultarsi in un mondo diverso e ascoltare le voci di quel silenzio.

Il primo suono che accoglie il visitatore nella riserva regionale di Castel Cerreto a Penna S.Andrea, arriva dal torrente e dallo stagno artificiale, chiuso in parte dalla vegetazione, ambienti dove dimorano tritoni, macroinvertebrati, numerosi insetti alati, creature quasi invisibili ma stupende nella loro fragilità.

La riproduzione di questi luoghi affascinanti e pieni di vita, permette di vedere un ambiente ormai raro, viste le violenze dell’uomo che invade ovunque la terra per costruire case.

Le ninfee sono il luogo del riposo per le rane, i coleotteri e le libellule.

Poi, di là della zona umida, si aggiunge lo stormire del bosco.
Tra alberi che paiono messi lì a rappresentare la verticalità del mondo, ricchi di vitalità e pieni di volatili, si trovano anche vecchi tronchi morti e marcescenti, rifugi sicuri per insetti come cervi volanti o le api solitarie, che hanno bisogno di legno fradicio per i loro stadi larvali.

I funghi, i muschi e i licheni rendono il tronco morbido così da permettere l’insediamento di millepiedi, ragni e formiche.
 Molti predatori che si cibano di questi animali, tra cui i picchi, chiudono la catena alimentare.

Sopra la testa, appena visibile, il cielo pare un’ autentica pista blu.
La presenza umana sembra più lontana di quello che effettivamente è, finché il silenzio solenne della natura non è rotto dal canto degli uccelli.
Tutto sembra immobile ma all’istante tutto diventa movimento, tra alberi che danzano al vento, uccelli che si alzano in volo, canneti che frullano come impazziti per la brezza.
Percorrere i facili e brevi sentieri di questa minuscola riserva regionale è un privilegio che si ottiene facilmente.

Basta raggiungere la frazione Pilone di Penna Sant’Andrea, pochi chilometri da Teramo e da Val Vomano, mezz’ora dalla A14 sulla statale 81.
Sono percorsi di poco più di un chilometro fruibili da tutti, dotati di aree picnic, accurata tabellonistica di piante e animali, aule di studio per educazione ambientale con botanici e entomologi, workshop teorici e pratici per foto naturalistiche, servizio Foresteria e punti di osservazione birdwatching per appassionati.

I minuscoli tracciati portano a scoprire anche un’area faunistica dedicata al capriolo che si affaccia su campi coltivati con uliveti, vigneti e pascoli.

Il sentiero lungo porta, invece, in poco più di cinque chilometri a scoprire il vecchio tracciato che univa Penna e le frazioni Trinità e Capsano con il bosco oggi protetto, scoprendo il “fosso della Scarpa”, ricco di piante di liquerizia e scorci indimenticabili del Gran Sasso, dal monte Camicia incombente su Castelli, fino al Paretone del Corno Grande e i monti della Laga.

La visita alla riserva è un gradito ritorno alla natura in un insieme di micro ambienti riflettenti l’ordine e le regole della “vita naturale”.
E’ l’occasione sempre più rara di osservare i cicli naturali delle specie, toccare quasi la trasformazione della materia, comprendere le relazioni, le dipendenze tra gli organismi viventi e non, per capire come le varie forme di vita si autoregolino per utilizzare al meglio spazi e risorse.

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