mercoledì 29 maggio 2013

Le meraviglie di San Clemente a Casauria

Il cancello d’ingresso che apre un piccolo viale, ha l’aria di averne viste tante!
Sembra di essere all’interno di un’antica villa in Sicilia, ambientazione delle mitiche avventure del commissario Montalbano creazione della prolifica penna di Camilleri.

Gli occhi si posano su antiche statue acefale, capitelli, resti di architettura d’altri tempi giunti a noi per intercessione di Dio.

Ma già incombe l’austera facciata di un’abbazia imperiale antichissima dalla forma quadrata e il portico a tre arcate con altrettanti portali.

Siamo in una delle più antiche basiliche d’Abruzzo che si raggiunge attraverso l’A24 Pescara - Roma uscita Torre dei Passeri.
San Clemente a Casauria si trova in una zona molto interessante, ricca di vigneti, dalla quale in un attimo è possibile raggiungere i selvaggi eremi del Parco della Majella, in mezzo ad una straordinaria natura.
Salici, pioppi e antiche querce cingono, come in un abbraccio immortale, la vecchia abbazia e sullo sfondo si stagliano frastagliate cime e contorni indefiniti di vecchi abitati.

A pochi chilometri c’è il borgo antico di Tocco con le sue grosse pale eoliche e, nella valle accanto, Castiglione e la grotta del giovane beato Sulpizio dove, alla sua morte sgorgò acqua che si crede curativa e benedetta.

Credo che neanche l’imperatore Ludovico, che volle fortemente la costruzione di questo meraviglioso sito sacro nell’anno 871, avesse lontanamente in animo che San Clemente potesse, a distanza di secoli, rappresentare uno dei più affascinanti monumenti dell’arte cristiana, uno dei momenti più alti della presenza benedettina in Abruzzo.

Erano tempi difficili!

I Saraceni invadevano le nostre coste, distruggendo tutto al loro passaggio.
Molti barbari percorrevano antiche vie consolari da Rieti attraverso l’Appennino, Introdacqua, Cittaducale, poi la piana di Navelli, attraverso Popoli per giungere nelle nostre ubertose terre del sud e fare razzie.

Contro queste orde fameliche si schierò Ludovico detto “il Pio”, uomo timorato di Dio, discendente della gloriosa dinastia del mitico Carlo Magno.
Egli fece erigere questo colosso per sciogliere un voto di ringraziamento al Signore del cielo e della terra che lo aveva fatto uscire indenne dalla battaglia di Benevento. In quel sanguinoso evento riconquistò, a spese degli invasori, le città di Bari e Salerno.

Il posto, lussureggiante e vicino al rigoglioso fiume Pescara, era quanto di meglio si potesse desiderare.

La chiesa, inizialmente dedicata alla S. S. Trinità, custodì le ossa di numerosi martiri, per poi essere consacrata al culto di quel San Clemente papa, terzo successore di San Pietro, i cui resti furono ritrovati dai santi Cirillo e Metodio in una piccola baia sul mar Nero.
Lasciarsi cullare dalla pace che pervade il luogo è il modo migliore di trascorrere una giornata da non dimenticare.

Gabriele D’Annunzio, estasiato da cotanta ricchezza architettonica e artistica, esclamò: “Sono davanti ad una sovrana bellezza!”.

Capitelli istoriati con immagini di apostoli, fregi e archetti artistici che corrono lungo tutto il perimetro della facciata, il portone centrale con le figure in rilievo di San Clemente e altri santi e abati, tutto concorre a rendere monumentale il complesso.

All’interno, una struttura semplice ma particolare, a metà strada tra romanico e gotico; meraviglia il pulpito a forma quadrata con i due animali simbolo degli Evangelisti, l’aquila e il leone dall’aria fiera e sprezzante e, di fronte, un magnifico candelabro per il cero pasquale con la lanterna decorata finemente in stile romanico.
Infine merita tutta la meraviglia di cui disponiamo, il ciborio del ‘300, opera insigne che sovrasta l’altare regalando austerità a tutto l’interno.

Per chi visiti San Clemente, è necessario ritagliarsi il tempo per una visita alla cripta sottostante, al museo e la biblioteca per poi sostare in religioso riposo nel confortevole giardino ricco di essenze e fiori.

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