martedì 9 luglio 2013

Un castello singolare nella valle subequana

Nel parco regionale del Velino Sirente si trovano luoghi ricchi di suggestioni medioevali che sembrano lontani da noi e che, al contrario, si raggiungono in una sola ora di auto.

Nomi pressoché sconosciuti: Tione degli Abruzzi, Goriano Valli, Acciano, Succiano alle pendici del monte Offermo.

Li ho visitati e vi assicuro, meritano attenzione.
Qui, il suggestivo incedere di crinali, gole rocciose, pianori carsici e maestose faggete, si intervalla mirabilmente a tesori d’arte, centri storici abbarbicati con le loro case, abbrunite dal tempo, su canyon selvaggi e boscaglie fitte.

Centinaia di insediamenti rurali dai caratteri unici, in mezzo ad una vegetazione dove risalta il colore saturo dei fiori sugli sfondi verdi.

E poi, la storia narrata da castelli, rocche, torri, borghi fortificati, ponti antichi, conventi millenari, chiese.

La valle subequana, in territorio di Acciano, circa 50 chilometri dall'Aquila, raggruppa tutte queste emergenze ambientali e storiche, proponendo i resti di due fortezze: i castelli di Beffi e Roccapreturo.

Beffi, almeno come nome dovrebbe essere noto agli appassionati d’arte visto che lo storico aquilano Lattanzi in un suo scritto ricorda che questo nome fa riferimento a quello convenzionale dato ad uno dei più stimolanti pittori di fine Trecento: un ignoto maestro al quale gli studiosi, in assenza di informazioni sulla sua vera identità, hanno dato il nome storico di “Maestro di Beffi”.

Dalla chiesa di Santa Maria del Ponte di Tione, un bel borgo vicino a Beffi, proviene infatti uno straordinario capolavoro realizzato da questo artista abruzzese; un trittico di tre tavole in legno dipinte e montate assieme in una grande cornice dorata.
Nel capolavoro di Tione, al centro è raffigurata la Madonna col Bambino in trono, e ai lati le scene della Natività e della Morte e Incoronazione della Vergine.

L’opera non si trova più a Santa Maria del Ponte, ma è esposta, per motivi di sicurezza, nel Museo Nazionale dell’Aquila.
La costruzione del castello di Beffi risale al 1185 ed è un maniero di pendio che sfruttava, cioè, la pendenza del terreno come sistema difensivo.

Insieme alla torre di Tione, quella di Goriano, quasi dirimpettaie, separate da un ponte d’epoca romana, al di sotto del quale si trovano i ruderi di uno dei più antichi mulini ad acqua abruzzesi, Beffi svolgeva funzione di segnalazione difensiva.

Sotto la torre, mentre sono intento a far foto, mi accoglie un vecchio ometto che sembra quasi aver perso la patina del tempo.
E’ difficile indovinare quanto anni possa avere.

Da lunghi inverni, mi rivela, sfida il freddo di queste zone, abitando solitario in una casetta ristrutturata, tra i ruderi del borgo.
Ha avuto il compito dal comune, a suo dire, di assistere i visitatori e dare loro qualche notizia.

Mi racconta in un gustoso linguaggio, storie che danno idea di una terra di frontiera dove, un tempo, l’uomo doveva sudare e molto per ricavare zolle lavorabili da questi ripidi pendii.

Il castello di Beffi, abbandonato nel settecento e restaurato da poco, è teatro oggi di caratteristiche rievocazioni in costume.

"Un castello, a Beffi, alto sull'Aterno, abitato da fantasmi che piantano cavolfiori fra le sue decine di mura come ostacoli per giganteschi cavalli alati, bisce sull'asfalto che non si scompongono al passaggio di un'automobile...".

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