lunedì 2 dicembre 2013

Guardiagrele: La città di pietra!

Quando l’amico Raffaele Tini organizza una scorribanda mangereccia, vale sempre la pena seguirlo perché alla buona cucina si abbina anche una lezione di cultura.

Ecco che una bella serata ci porta a fare un po’ di chilometri alla ricerca della “città di pietra che risplendea al seren di maggio”.

È questa l’eterea e immortale definizione del bellissimo borgo di Guardiagrele, nella Majella tra il pescarese e il chietino.

Siamo in un angolo d’Abruzzo bello e discreto, ai margini di un mondo di gole e forre, valli silenti sormontate da immani pareti, guglie e creste scolpite da sole, vento e neve.
Un patrimonio di severa bellezza in ogni stagione dell’anno, che ben si integra con le più profonde tradizioni artigiane di orafi, ricamatori e fabbri.

Nel borgo vivono poco più di mille abitanti. Fuori dal paese, un paesaggio aspro, dove però non mancano pascoli e dolci colline, fino all’Adriatico in circa quaranta chilometri di tornanti.

Più su, fitti boschi incantati, antiche selve dove l’Appennino è più vero.
Chiome d’alberi che hanno ispirato artisti e poeti, che hanno dato rifugio a santi e monaci, chierici e briganti.
Oggi rappresentano l’ultimo vero Eden, il nascondiglio per cinghiali, lupi, aquile e camosci.

Bisogna dire subito che da questa parti si mangia da Dio ovunque, pasteggiando con ottimo vino.

Basti pensare che tra le tante, ottime aziende agricole si annoveri la mitica cantina Masciarelli, marchio famoso nel mondo per il vino abruzzese.
Questa è terra di pastori e gli uomini ai piedi della montagna madre hanno dedicato e dedicano ancora la loro vita ad accudire pecore e a produrre formaggi di bontà infinita.

Sempre qui, non molto lontano, grazie a tecniche tradizionali e acqua pura che arriva dai valloni di montagna, si producono le paste delle migliori aziende del settore come la De Cecco, la Del Verde.
Come dimenticare, poi, che la “Guardia”, come definiscono il paese, i suoi abitanti, è tra i “borghi più belli d’Italia”, speciale classifica nazionale sulle eccellenze paesaggistiche e storiche?

Basterebbe declamare i versi del poeta Modesto Della Porta per scoprire tutta la bellezza naturalistica e i tanti artisti di una città che il D’Annunzio amava profondamente.

Si narra, a tal proposito, che il Vate arrivò la prima volta a Guardiagrele, in giovane età per accompagnare la madre che cercava i famosi utensili in rame forgiati a meraviglia dai maestri artigiani locali, nel borgo antico.

Scoprì allora il grande poeta questa incredibile fucina di arte tra splendide lavorazioni di metalli e sontuosa arte orafa, tramandata dal grande Nicola da Guardiagrele le cui opere sono sparse ovunque a cominciare dalla croce astile che fa bella mostra di sé a San Giovanni in Laterano a Roma e, per finire, al magico “Paliotto”, custodito nel Duomo di Teramo.

Oggi i suoi emuli, nelle loro fucine, battono con perizia il martello sulle loro incudini, forgiando ancora opere d’arte.

Ancora oggi tra feste popolari di rara bellezza e di tradizioni custodite gelosamente, da cinquanta e passa anni si svolge una tra le più belle Mostre dell’Artigianato Artistico Abruzzese, manifestazione famosa in tutta Italia.

Davanti la porta di San Giovanni sembra di essere immersi in un suk marocchino.
Tutto intorno botteghe, turisti infreddoliti dai portafogli imbottiti, artigiani dai larghi sorrisi.

Alle mie spalle, un rimescolio di creste dirupate e biancastre, di fianchi, ora tinti del pallido verde dei prati, ora spruzzati del candido vello bianco di una neve soffice, ora immersi nel colore smeraldo cupo delle boscaglie di faggi.

La guida rossa del Touring recita: “…a Guardiagrele si lavora di fino, si cesella, si ricama!”.
Tra una “presentosa” in filigrana, una sedia in paglia, un merletto in frange e nodi, un baule della nonna, un”barrique” in legno, un vaso di coccio e un pentolone in rame, sembra di essere tornati indietro nel tempo.

Attraverso le strette vie giungiamo in piazza.
All’angolo della chiesa di Santa Maria Maggiore si conservano gli stemmi delle famiglie nobili che si sono avvicendate nella vita politica e sociale del paese.

La basilica dell’XI secolo è meravigliosa, non a caso fa parte di un elenco di monumenti europei da salvaguardare così come notevole è il complesso monumentale di San Francesco d’Assisi.

Ci affacciamo all’altro balcone, quello meridionale rivolto verso il mare di Pescara.

Che meraviglia!
Due vedute speculari fra loro, ad abbracciare mare, colline e monti.
È ora di mangiare e a ben vedere anche in cucina Guardiagrele non ha nulla da invidiare.
Nel menù abbiamo gustato una delicatissima pasta con broccoli, agnellino di montagna in umido con patate al forno.
Infine, ecco il dolce tipico: Le Sise delle monache, due strati di soffice pan di spagna con crema pasticcera che ti rende buona la vita.
Il dolce fu creato da un grande pasticcere locale, tal Giuseppe Palmerio nel 1884.

I clienti, seduti al tavolo del caffè pasticceria, che assaggiarono per primi la creazione dello chef, rimasero estasiati dal sapore e, per la forma delle paste, imposero il nome un po’ dissacrante in onore dei seni delle suore nel vicino convento di clausura.

La passeggiata a Guardiagrele è giunta alla fine.

E mentre la mia gentile signora mi svuota la carta di credito nelle botteghe artigiane, torno verso le mura settentrionali, a rimirare l’impagabile veduta della
dea Maiella.

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Come raggiungere il borgo:
Da Nord:
Dall'autostrada Adriatica A14 in direzione Ancona, uscire a Pescara Ovest/Chieti e immettersi sull’Asse Attrezzato in direzione di Chieti, prendere la SS 81 in direzione di Guardiagrele.
Da Sud
Dall'autostrada Adriatica A14 in direzione Pescara, uscire a Val di Sangro, seguire la direzione Villa S. Maria, prendere la SS 652, continuare sulla SS 81 in direzione Guardiagrele.

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