Davanti a tanti Carnevali pallidi, stonati, messi in piedi alla buona, con musica e qualche carro qua e là, risulta impossibile non tornare con la mente agli “Ignorantelli”.
Era il caratteristico gruppo di persone che, accomunate dalla passione per la musica, la goliardia e dotati di quella teramanità ormai scomparsa, rallegrava tutte le feste portando note di allegria e spensieratezza con la semplicità e genuinità tipiche del popolano.
Chi ha qualche anno in più, ricorderà il mix di frizzante, divertente, rinfrescante comicità infantile che nasceva spontanea da questo gruppo di amici.
Il gruppo, apparentemente sgangherato, disseminava il Corso di Teramo di gag improvvisate, surreali, sospese tra varietà, clownerie, mimo e cabaret in una combinazione irresistibile di vivace autoironia.
Come dimenticare gli improbabili strumenti grotteschi usati promiscuamente insieme a quelli reali?
Tra tamburi, trombe, ddù botte, urr urr, si celavano brocche, catini, piatti e divertenti “modifiche” a consueti oggetti di vita quotidiana, dove persino un carrozzino per bimbi o uno sciacquone avevano la loro funzione.
Il buonumore, la simpatia dei suoi componenti era trascinante, regalava sorrisi e spensieratezza.
Gli Ignorantelli sono sempre stata l’espressione più gigionesca e ironica di una città che un tempo era viva, che aveva voglia di ridere, che superava i problemi col sorriso, insomma, ciò che manca oggi a Teramo!
I nostri improvvisati attori, con la loro lucida follia trasmettevano l’idea di un universo sottosopra diviso tra intelligenti e sprovveduti in una fine autoironia delirante che manca a tutti noi.
Erano i personaggi della vita di tutti i giorni che sfilavano per le vie cittadine già dal lontano 1933, col fascismo al suo apogeo.
Non si poteva criticare il regime?
Ebbene, uomini come Ammazzalorso, Giulio Di Teodoro, per tutti “Giuggiù”, ebbero la felice intuizione di creare questa finta scolaresca di ignoranti a cui tutto era permesso, anche prendere in giro i governanti e i potenti dell’epoca.
Il compianto giornalista Tiberio Cianciotta, descriveva la maschera di “Giuggiù” mirabilmente: “… piccolo, il volto segnato dalle rughe, pochi denti a gocce, voce roca simile a Buscaglione …”.
Era questo personaggio uno dei massimi esponenti di quella scolaresca cialtrona che al sussidiario preferiva il piffero o l’organetto, la tromba e la musica.
C’erano tante altre figure come, Elio Cutini, Tonino di Eugenio, per tutti “Lu piagnuse”, quello che iniziava a piangere per scherzo, alla stregua del più famoso personaggio dei Brutos televisivi della
Rai e finiva per piangere davvero.
Tra singhiozzi e bicchieri di vino rosso, trascinava una carrozzella con pupazzo dentro.
Come dimenticare Esposito Damiano, per tutti “Tipo Tapo”, l’uomo snodabile che riusciva a piegare tutte le membra e che, davanti all’improbabile corteo con smoking, bombetta e bastone, dettava i tempi di marcia dirigendo, a fatica, l’accozzaglia di scolari sui generis.
A volte toglieva il copricapo, salutava il pubblico, assiepato ai lati del corso per farli diventare parte attiva dello show.
C’era “La caciola”, il piccolino dalle gambe esili che portava con orgoglio lo stendardo degli Ignorantelli.
Nel gruppo si distingueva anche uno slavo, armadio di oltre un metro e novanta, “Ivic” che parlava senza farsi mai capire.
Molti ricordano i suonatori della banda del maestro Fedele, che seguiva il gruppo degli Ignorantelli: Graziuccio al sassofono, Fedele a dare aria al bombardino, Matè alla tromba, Nerio il parrucchiere con l’ocarina, Michele Di Biagio con fisarmonica, flauto e trombone.
Non tutti potevano far parte del gruppo.
I componenti venivano scelti con perizia.
Si doveva essere geniali e strambi per poter partecipare a quei carnevali gioiosi e spontanei che fino agli anni ’60 e comunque fino alla morte di Giuggiù, hanno caratterizzato Teramo, convogliando folle di gente entusiasta e donando alla città grande notorietà.
Gli Ignorantelli furono ospiti di grandi carnevali a Francavilla al mare, San Benedetto del Tronto, Roma.
Furono invitati anche al circo di Moira Orfei.
Entrarono nell’arena e subito conquistarono il pubblico con le loro trovate burlesche.
È bello pensare che questi amici stanno festeggiando il Carnevale tra le nuvole.
Non dimentichiamoli perché faremmo torto alla cultura e alle tradizioni, autentico patrimonio aprutino.
Era il caratteristico gruppo di persone che, accomunate dalla passione per la musica, la goliardia e dotati di quella teramanità ormai scomparsa, rallegrava tutte le feste portando note di allegria e spensieratezza con la semplicità e genuinità tipiche del popolano.
Chi ha qualche anno in più, ricorderà il mix di frizzante, divertente, rinfrescante comicità infantile che nasceva spontanea da questo gruppo di amici.
Il gruppo, apparentemente sgangherato, disseminava il Corso di Teramo di gag improvvisate, surreali, sospese tra varietà, clownerie, mimo e cabaret in una combinazione irresistibile di vivace autoironia.
Come dimenticare gli improbabili strumenti grotteschi usati promiscuamente insieme a quelli reali?
Tra tamburi, trombe, ddù botte, urr urr, si celavano brocche, catini, piatti e divertenti “modifiche” a consueti oggetti di vita quotidiana, dove persino un carrozzino per bimbi o uno sciacquone avevano la loro funzione.
Il buonumore, la simpatia dei suoi componenti era trascinante, regalava sorrisi e spensieratezza.
Gli Ignorantelli sono sempre stata l’espressione più gigionesca e ironica di una città che un tempo era viva, che aveva voglia di ridere, che superava i problemi col sorriso, insomma, ciò che manca oggi a Teramo!
I nostri improvvisati attori, con la loro lucida follia trasmettevano l’idea di un universo sottosopra diviso tra intelligenti e sprovveduti in una fine autoironia delirante che manca a tutti noi.
Erano i personaggi della vita di tutti i giorni che sfilavano per le vie cittadine già dal lontano 1933, col fascismo al suo apogeo.
Non si poteva criticare il regime?
Ebbene, uomini come Ammazzalorso, Giulio Di Teodoro, per tutti “Giuggiù”, ebbero la felice intuizione di creare questa finta scolaresca di ignoranti a cui tutto era permesso, anche prendere in giro i governanti e i potenti dell’epoca.
Il compianto giornalista Tiberio Cianciotta, descriveva la maschera di “Giuggiù” mirabilmente: “… piccolo, il volto segnato dalle rughe, pochi denti a gocce, voce roca simile a Buscaglione …”.
Era questo personaggio uno dei massimi esponenti di quella scolaresca cialtrona che al sussidiario preferiva il piffero o l’organetto, la tromba e la musica.
C’erano tante altre figure come, Elio Cutini, Tonino di Eugenio, per tutti “Lu piagnuse”, quello che iniziava a piangere per scherzo, alla stregua del più famoso personaggio dei Brutos televisivi della
Rai e finiva per piangere davvero.
Tra singhiozzi e bicchieri di vino rosso, trascinava una carrozzella con pupazzo dentro.
Come dimenticare Esposito Damiano, per tutti “Tipo Tapo”, l’uomo snodabile che riusciva a piegare tutte le membra e che, davanti all’improbabile corteo con smoking, bombetta e bastone, dettava i tempi di marcia dirigendo, a fatica, l’accozzaglia di scolari sui generis.
A volte toglieva il copricapo, salutava il pubblico, assiepato ai lati del corso per farli diventare parte attiva dello show.
C’era “La caciola”, il piccolino dalle gambe esili che portava con orgoglio lo stendardo degli Ignorantelli.
Nel gruppo si distingueva anche uno slavo, armadio di oltre un metro e novanta, “Ivic” che parlava senza farsi mai capire.
Molti ricordano i suonatori della banda del maestro Fedele, che seguiva il gruppo degli Ignorantelli: Graziuccio al sassofono, Fedele a dare aria al bombardino, Matè alla tromba, Nerio il parrucchiere con l’ocarina, Michele Di Biagio con fisarmonica, flauto e trombone.
Non tutti potevano far parte del gruppo.
I componenti venivano scelti con perizia.
Si doveva essere geniali e strambi per poter partecipare a quei carnevali gioiosi e spontanei che fino agli anni ’60 e comunque fino alla morte di Giuggiù, hanno caratterizzato Teramo, convogliando folle di gente entusiasta e donando alla città grande notorietà.
Gli Ignorantelli furono ospiti di grandi carnevali a Francavilla al mare, San Benedetto del Tronto, Roma.
Furono invitati anche al circo di Moira Orfei.
Entrarono nell’arena e subito conquistarono il pubblico con le loro trovate burlesche.
È bello pensare che questi amici stanno festeggiando il Carnevale tra le nuvole.
Non dimentichiamoli perché faremmo torto alla cultura e alle tradizioni, autentico patrimonio aprutino.
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