lunedì 15 dicembre 2014

... E venne in mezzo a noi!

È bello, in occasione del Natale, riscoprire le rappresentazioni artistiche della Nascita di Gesù in provincia.
In verità le opere sulla Natività, nel teramano, si contano davvero sulla punta delle dita.
Sono tante le Madonne con Bimbo sia in pittura sia in scultura o in legno ma dipinti che raccontano la scena del presepe, qui da noi sono rari.

In un vecchio articolo del nostro maggiore esperto di arte, il professor Giovanni Corrieri, s’individuarono alcune Natività in forme diverse dalla pittura murale, come le espressioni artistiche della nascita del Salvatore su piattini di terracotta dipinti, oggi visibile nel Museo delle Ceramiche di Castelli e rinvenuti nell'ultima dimora del grande artista Aurelio Grue ad Atri, intorno agli anni trenta.

Bisogna render conto anche di una grande e famosa opera di oreficeria artistica: il Paliotto, nel Duomo di Teramo.
Tra le formelle argentee del grande Nicola da Guardiagrele, una di esse regala un’inedita Nascita nell'Adorazione, tra pastori in zampogna e cornamusa, illuminati dal Sole nascente. Con quest’opera siamo naturalmente al top dell’arte. Il Paliotto rappresenta un vanto per la nostra città.

Com'è logico, bisogna iniziare un piccolo tour delle nostre belle chiese, per scoprire tesori d’arte che raccontano, in pennellate mirabili, il momento dell’Incarnazione del Cristo.

Il più antico dipinto sulla nascita di Gesù lo ammiriamo, se riusciamo a trovare la chiave d’ingresso, nella bella chiesa campestre di Santa Maria di Ronzano, dedicata all'Annunziata, “Maria Apparens” di cui vedete la foto gentilmente concessa dall'amico Giovanni Lattanzi.

Nell'opera, la Vergine Maria ha un ruolo di primo piano.

È la protagonista indiscussa di un ciclo murale in cui, all'Incarnazione, posta sulla finestra absidale in modo da catturare il fascio di luce esterna e simboleggiare il momento topico per le nostre vite, segue il racconto della Visitazione e la conseguente Natività.

Nella Rappresentazione, esce un pochino con le “ossa rotte”, ridimensionato, il povero San Giuseppe, ubicato piccolo nel margine sinistro della scena, come un personaggio secondario.

Altra importanza riveste, invece, la Vergine che troneggia con la corona sul capo.
Secondo il professor Corrieri, questa è la più antica pittura della Natività in terra d’Abruzzo che si può datare a dopo la metà del 1100.

Tra le poche scene di Natività artisticamente notevoli non possiamo dimenticare quella più bella del ‘400, opera del grande Andrea Delitio, custodita nella bellissima Cattedrale di Atri, nel cuore del presbiterio e nel ciclo dedicato alla “Vita di Maria”.

È una scena classica del presepe di Greccio, concepito da San Francesco d’Assisi con la grotta, il bue e l’asinello e il Bambino umilmente posto a terra. Giuseppe, a destra, è appisolato quasi fosse estraneo al grande avvenimento, mentre la Madonna è in posizione orante.

Dietro al giaciglio improvvisato, villaggi turriti su dei colli e folla di pastori e contadini che corre all'incontro con il Divino Bimbo.

Oltre mezzo secolo dopo, nella prima metà del ‘500, nel piccolo ma delizioso borgo di Tortoreto Alto, un pittore del nord, tale Jacopo Bonfini, affresca la minuscola chiesa di Santa Maria della Misericordia e regala un’altra opera immortale, oggi restaurata.
Il Bambino è nudo, contrariamente al dipinto di Atri, dove si ammira fasciato, gli angeli volteggiano felici.
I Magi in corteo appaiono in lontananza mentre scendono dal dirupo soprastante.

L’ambiente circostante pare essere la pianura sottostante i monti della Laga, come se l’autore amasse particolarmente i luoghi meno conosciuti del teramano.
Questo particolare, però, non è stato mai oggetto di studi da parte di esperti dell’arte.


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