Vi racconto una bella storia!
È tradizione credere che fin quando sei pasciuti corvi neri vivranno nella famosa Torre di Londra, la monarchia inglese non conoscerà fine. Ci credono così tanto gli inglesi che i responsabili del monumento si adoperano alacremente, da innumerevoli anni, per garantire la presenza dei pennuti. Li curano, li nutrono, li difendono dalle volpi fameliche che di notte si aggirano intorno alla torre. I fortunati animali ricevono ogni giorno, carne selezionata, biscotti inzuppati nel sangue, addirittura patatine al gusto di aceto che pare essere il loro spuntino preferito. Fissano addirittura la punta delle ali per evitare che volino via la notte. Anni fa pare che la volpe riuscì a beffare i guardiani e a divorare uno dei malcapitati corvi. In meno che non si dica l’uccello fu rimpiazzato e i dispositivi di sicurezza potenziati.
Perché vi ho raccontato questo?
Tutte le volte che mi trovo nella basilica valvense di Corfinio, noto volteggiare un numero imprecisato di corvi neri sopra il campanile di questo monumento che è uno dei più importanti esempi di Romanico abruzzese. Sono una presenza inquietante e strana.
Alcuni di loro si posano sui grandi massi del piazzale che, in realtà, sono monumenti funebri romani del II secolo, costruiti a torre con camera mortuaria. Si trovano proprio vicino la basilica di San Pelino e vengono chiamati "morroni" perché costruiti con la pietra del monte omonimo.
Mi trovo, l'avete capito, vicino Sulmona, la bella città dei confetti.
I paesi della piana hanno tutti una caratteristica: odorano buono di antico. Mi riferisco a Pacentro, Introdacqua, Pettorano sul Gizio, Corfinio e non solo.
Sono borghi dove il tempo è stato rispettato e i ritmi contadini ancora scandiscono l’alternarsi delle stagioni.
La loro storia secolare trasuda dalle pietre delle chiese e dei palazzi.
Gli abitati vetusti si estendono in mezzo ad ampi e suggestivi scenari montani che fanno da preziosa cornice all'indubbia ricchezza monumentale.
Per secoli questi luoghi hanno vissuto riccamente, grazie ai fiorenti commerci e alle produzioni artigiane di prestigio.
È stata, probabilmente, determinante la posizione geografica all’incrocio fra la via Claudia Valeria e il tratturo Celano- Foggia dei transumanti diretti al Tavoliere delle Puglie.
Qui si dipanava la felice confluenza di sbocchi importanti fra la costa Adriatica da una parte e la Marsica, con il napoletano dall'altra.
Era proprio lungo la piana sulmonese, che passava la nota “Grande Via degli Abruzzi”, arteria di collegamento commerciale tra le importanti città di Firenze e Napoli.
Lungo paesi antichissimi e sconosciuti, carovane di uomini e animali sviluppavano la civiltà del cammino: Forca Caruso di Pescina, Goriano Siculo, Raiano, Pietransieri e poi nel Molise d'Isernia, San Pietro Avellana, Vastogirardi, Pietrabbondante, San Biase di Campobasso e poi Lucera, fino a Foggia.
Tra tutti questi centri, Corfinio è uno degli esempi più fulgidi di tanta importanza.
È un borgo appartenuto agli antichi Peligni, compaesani del grande Ovidio che, nato proprio nella vicina Sulmona, assurse agli onori più alti della poesia del suo tempo.
Questo è un paese di pecore, zafferano, vino e forse qualcuno oggi fatica a pensare alla grande importanza che rivestiva al tempo dei Romani.
Eppure parliamo della mitica capitale della “Lega Italica”, nella guerra contro la tirannia di Roma, la “caput mundi”, l’unione dei paesi ribelli che contrastavano l’egemonia crudele del popolo capitolino.
Nel “club degli eversivi” c’erano paesi importanti come Popoli, Tocco da Casauria, e gli altri villaggi sulmontini stesi nella piana custodita dai rilievi del monte Morrone.
Può aiutare il visitatore attento a capire tale importanza, proprio la possente architettura della basilica valvense dedicata a S. Pelino con l’oratorio di S. Alessandro Papa che si erge partendo dal fianco destro del corpo basilicale e termina con un'inedita torre di difesa.
La primitiva struttura sorse proprio sulla tomba di Pelino, il vescovo di Brindisi, martire al tempo dell'imperatore Giuliano. Qui a Corfinio esisteva un sepolcreto di grande importanza, dove venivano tumulati i corpi degli eroi italici caduti in battaglia contro Roma.
Fu un certo Cipriote, discepolo di Pelino, a volere fortemente la costruzione dell'impianto, quando la cittadina fu ricostruita in epoca longobarda e alla quale fu dato il nome di Valva. Non finirono lì le peripezie di questo luogo che dovette subire anche le distruzioni dei Saraceni e degli Ungari.
La cattedrale è quindi composta dall'unione di due corpi distinti: l’oratorio rettangolare allungato con abside al centro, che corrisponde al capo croce di una chiesa incompleta, consacrata nel 1092 e la basilica dedicata a San Pelino e terminata nel terzo decennio del secolo successivo, restaurata nel 1235.
La chiesa maggiore appare imponente con tre navate e alti pilastri quadrangolari. C’è un arco a tutto sesto che immette nel transetto sopraelevato, coperto con volte a botte e a crociera.
Diverse volte i terremoti hanno distrutto parti importanti di questo capolavoro. Ecco il motivo per cui lo spazio interno è dal seicento in stile barocco.
Nella grande navata ora sto ammirando arredi liturgici, affreschi duecenteschi e uno splendido ambone del XII secolo. Mi ha colpito, nel transetto di sinistra una bella opera in pietra raffigurante la Madonna con Bambino in atto di benedire i visitatori.
E' uno spettacolo il coro ligneo del presbiterio che pare sia stato realizzato da Ferdinando Mosca, artista molto quotato nel settecento.
La clessidra del tempo sembra essersi fermata da secoli. Percepisco di essere in una delle culle della civiltà cristiana occidentale.
Nell'aria si spandono aromi d’incenso e le note solenni dei canti gregoriani.
Il gorgheggio di una splendida e coinvolgente voce femminile, sembra essere parte dell’aria che si respira. All’improvviso l’inno del Regina Coeli, pietra miliare della devozione mariana, s’interrompe, insieme al suono gioioso della campana per l’Ora Media del mezzodì.
Il silenzio inaspettato viene rotto dal rumore appena percettibile dei passi di una decina di monache che, entrate in chiesa, prendono posto velocemente nei loro stalli per intonare la salmodia.
Nello zaino ho, immancabilmente, il libercolo della liturgia delle Ore e posso partecipare a questo coinvolgente momento di preghiera collettivo.
La grande e breve follia che è la vita, come amava ripetere il premio Nobel Dario Fo, acquista senso. Davvero, penso, la felicità è nella quotidianità delle piccole cose da ricercare nella preghiera, nella pace con noi stessi e gli altri e nell’armonia con la natura.
Adoro i Salmi, sono splendide poesie e chi ne fa esperienza sa che parlano al cuore dell’uomo anche quando si è nella disperazione massima, totale e devastante.
La scuola dei salmi è un dialogo orante, fiducioso e rasserenante tra la miseria dell’uomo e il cuore indulgente di Dio.
Dopo aver soddisfatto l'anima adesso è ora di soddisfare il corpo.
Nella piazza centrale di Corfinio la Trattoria Il Barbaro è l'ideale: locale informale, cibo genuino, prezzo giusto. Se venite a trovarlo non perdetevi i ravioli alla ricotta e gli arrosticini!
Bella la vita, bello l'Abruzzo!
Come arrivare:
A24/A25 RM-PE uscita Pratola Peligna-Sulmona/ proseguire in direzione Corfinio da Napoli: A1 NA-RM uscita Caianello/ proseguire lungo la SS 372 direzione Vairano Scalo/ poi SS 85/ SS 158 direzione Colli al Volturno/ seguire indicazioni per Castel di Sangro/ Roccaraso/ Sulmona/ direzione A 25/ Corfinio
Info: Municipio tel. 0864-728100
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