lunedì 11 marzo 2013

Colle San Marco di Ascoli Piceno: luogo di arcani!

Rosina ha conosciuto la guerra mondiale e l’atomica, ha visto morire il comunismo e abbattere il Muro. Ricorda Mussolini, Picasso, Gandhi, Sinatra e ha ascoltato pure Armstrong suonare la tromba a Sanremo.
Non aveva mai visto però l’orrore dei fatti di cronaca nera che inducono tanti a salire al Colle San Marco di Ascoli Piceno.

Un turismo bieco che s’inebria del fascino di calcare la terra su cui un marito che dicono assassino ha piantato coltellate al petto di una moglie bellissima.
Eppure questo luogo, lo sa bene Rosina che ci è nata quasi cento anni fa, è carico di ben’altro fascino, ricco com’è di bellezze naturali e culturali.

Un amico comune mi ha fatto conoscere quest’adorabile vecchietta che abita non lontano da una chiesina dopo il piccolo cimitero di Piagge.
Ha le gambe malferme, l’incedere è ondivago, ma gli occhi sono fiammeggianti e ricorda perfettamente tutto.

È un antico convento quello di San Marco fondato dai monaci cistercensi agli inizi del 1200.
L’edificio è quanto di più suggestivo si possa cercare.
Si sviluppa su due livelli e nell’ambiente inferiore che è una grotta scavata nella roccia, si trovano resti di altari e tombe rupestri. Salendo al piano superiore, si gode di un’Ascoli più bella che mai, posta ai piedi del visitatore con sopra le cime frastagliate del piccolo monte dell’Ascensione.

Si è come affacciati su di una scoscesa forra che precipita verso la città del Picchio.
Dopo un’esclamazione di meraviglia, si può immaginare quello che potevano regalare alla vista i miseri resti di affreschi che s’intuiscono bellissimi.

Secondo la vecchina, quando il sole corre a celarsi tra le montagne della Laga tappezzate di un verde opaco, da queste parti iniziano cose inenarrabili.

Ci sono i fantasmi, mi dice, fanno rumori infernali fino al “Dito del Diavolo”.
Mentre il pensiero irriverente corre agli spiritelli maligni che in questi giorni si divertirebbero non lontano da qui, nella fortezza di Civitella del Tronto e per i quali hanno scomodato anche un “ghostbuster” un acchiappa fantasmi, la vecchia rincara la dose.

Vacci pure, mi dice sgranando gli occhi, di giorno non c’è pericolo, “loro” escono al crepuscolo.

Seguo il sentiero nel bosco e arrivo al dito diabolico che altro non è che un enorme obelisco di roccia, dove giacciono i resti di un altro convento, dedicato a San Lorenzo e fondato pare nel 750 dai monaci cenobiti.

C’è anche un buco gigante nella roccia dove pare dimorasse una sorta di San Giovanni Battista, un eremita oggi beato, tal Corrado anacoreta ascolano che visse di preghiere e penitenze e che scendeva in città lanciando invettive contro chi viveva fuori dalla legge di Dio.

Proveniva da anni di preghiera nel vicino convento diroccato di San Giorgio in Salmasio ai Graniti, in posizione isolata e poggiato su di un travertino rosa.

Da questo viene il nome della frazione che si chiama Rosara a pochi passi da Castel Trosino.
Cenobi appesi a pareti di travertino, luoghi di arcani, un paradiso di quiete da visitare con attenzione.

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