venerdì 8 marzo 2013

Le vie dei mulini

Potrebbe essere l’ideale continuazione di una green way Teramo mare!
(Grazie per la preziosa collaborazione al professor Lucio De Marcellis)

Ricordo, tempo fa, una bella passeggiata con amici, alla ricerca dei ruderi dello storico mulino della famiglia Turchi in località Villa Ripa, pochi chilometri da Teramo.

Davanti alla bellezza di antichi manufatti che hanno fatto la storia dei nostri luoghi, qualcuno non si arrende facilmente al disfacimento dovuto a incuria e al tempo che passa.

Nel patrimonio storico, artistico e culturale della nostra provincia, un posto d’onore spetta a insediamenti antichi che hanno rappresentato le radici sociali della nostra gente: i mulini e i frantoi.

Basta salire a monte di Teramo, anche solo pochi chilometri, per riscoprire resti di attività che per più di duemila anni hanno accompagnato la vita dell’uomo.

Nei saliscendi delle colline che costellano le valli, là dov’è possibile trovare il cuore della semplicità e lasciarsi stupire dai colori forti della natura, esistono ruderi di architettura d’artigianato locale che hanno funzionato fino agli inizi degli anni ’70.

I mulini, nati per la macinazione idraulica dei cereali, sono stati per lungo tempo il centro della vita economica e sociale, luogo d’incontri, d’intrecci culturali e scambi di esperienze.

Questi tesori che costellano le valli del Tordino e del Vezzola, a volte sono mimetizzati tra impervi sentieri lungo le sponde dei due fiumi, a volte stanno morendo tra querceti e scampanii di pecore, oppure in qualche caso sono stati ristrutturati e adibiti ad abitazioni private.

I mulini dell’alto Tordino sono poco meno di una ventina. Questi antichi opifici presentano ancora una tipologia architettonica molto semplice e regolare e spesso s’incastrano mirabilmente nel loro territorio.

Si trovano a Padula, Caiano, Elce, Casanova, Servillo, Faiete e Lame, nel territorio di Cortino, a Fioli, Fiume e Castiglione di Rocca Santa Maria e, nelle vicinanze di Teramo, a Varano e Travazzano di Valle S. Giovanni, Villa Tordinia e Villa Ripa.

In rare situazioni, come ad esempio a Casanova, esistono anche tratti di sentieri attrezzati.

Rappresentano località sconosciute per molti teramani.

Sono luoghi di sconfinata bellezza, oggi spesso persi tra sterpaglie, ma un tempo pieni di vita e di uomini.

Percorsi che partono a pochi chilometri dal capoluogo che potrebbero essere valorizzati se non si pensasse solamente a pubblicizzare sentieri di alta quota, da pochi esperti percorribili.
Si potrebbe creare un reticolato pedonale di media altitudine, tra borghi e città, valorizzando il sommerso poco conosciuto, fatto di cortiletti e stradine sghembe, di piccole realtà nascoste della nostra terra dove imbattersi nei segni dell’uomo.

Se in provincia si riuscisse ad acquisire una mentalità di sviluppo turistico, si potrebbe lavorare anche alla valorizzazione di un percorso della memoria, continuazione ideale e prolungamento a monte di una ciclo-ippo-pedonale Teramo- mare, per turisti della costa.

Ancora più interessanti per molti versi, i mulini del Vomano, spesso inseriti in un contesto paesaggistico di rara bellezza come i manufatti di Poggio Umbricchio e, poco sotto, di Senarica, recentemente restaurato per ricettività turistica.
Sono protetti da alti e splendidi canyon, tra piccole cascate e vegetazione di ciliegi, meli selvatici, acacie e roverelle.

Sulle sponde del torrente Zingano c’è forse uno dei più antichi mulini della vallata, in località Cervaro, strada provinciale di Cesacastina, un chilometro prima del paese.

Ristrutturato già nel 1812, oggi ha avuto un’ulteriore ricostruzione ed è possibile visitare l’ambiente dove erano sistemate le macine per il grano e intuire ancora i canali di derivazione e restituzione delle acque.

Queste opere d’ingegno erano realizzate in specifici punti dei fiumi, dov’era garantita una buona affluenza delle acque e dove non c’erano fenomeni di piena distruttiva.
Ai tempi in cui si mangiava pane e lenticchia, qualche fico o castagna, tempi in cui il prete faceva anche da medico e ti dava prima l’infuso di erbe e poi i sacramenti, uomini che trasudavano lavoro e passione per la montagna hanno chiesto di non essere dimenticati.

E non è facile, per chi ama la propria terra, arrendersi al disfacimento della storia.

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Gli articoli inseriti nella rivista sono redatti da Sergio Scacchia, autore tra l'altro di tre libri:
"Silenzi di Pietra" e "Il mio Ararat" e "Abruzzo nel cuore".

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