venerdì 7 giugno 2013

Il motore del mondo!

Ancora le splendide foto dell'amico Alessandro de Ruvo, naturalista, componente Commissione Esursionismo C.A.I. Teramo che ha, bontà sua, arricchito il mio libro più fortunato: "Il mio Ararat", in ristampa in questi giorni! Grazie Alex!!!!

Volete sapere qual è il motore del mondo?
L’acqua, ossia il principio della vita.
Ma non crediate che il valore dell’acqua sia solo un qualcosa di idraulico o elettrico o perché è indispensabile alla nostra esistenza, al corpo di ognuno di noi il cui sessanta per cento è proprio costituito da questo magico fluido.
L’acqua è anche godimento per chi ama la natura e sogna minuscoli specchi lacustri in cui si riflettono le vette, immensi invasi artificiali che si insinuano nelle valli come fiordi o laghetti silenziosi e profondi che ispirano leggende senza tempo.
Credo che ciò che affascini di più chi cerca emozioni in montagna siano però le cascate.
Sapete, quegli incredibili salti d’acqua, le piccole macchie azzurre sulle mappe, che tanto solleticano le nostre fantasie.
Un sentiero, lo scarpone che procede agile, schivando rocce, aggirando ostacoli. Ripidi ghiaioni, getti d’acqua da raggiungere, da vivere qualche minuto per poi tornare verso il basso per non essere colti dall’oscurità del tramonto, mentre la traccia s’inoltra nel bosco, attraversa prati fioriti giungendo al luogo sicuro.
Il nostro parco del Gran Sasso e Monti della Laga annovera alcune tra le più belle masse d’acqua cadente che rappresentano sicuramente infiniti paesaggi dell’animo.
Chi ama vivere in ambiente le sue ore libere conosce nomi come la cascata della Morricana, Cantagalli, Rio Arno, Selva Grande o, spostandosi nel versante laziale della Laga, le Barche, l’Ortanza o la cascata di Cima Lepri. Per non dimenticare nel ricco versante teramano uno dei sentieri più freschi e "bagnati",quello fantastico delle "Cento Cascate", o anche Cento Fonti, che da Cesacastina sale sul versante meridionale fino alla vetta di Monte Gorzano, tra boschi di faggio, pascoli d'altitudine, brughiere a mirtillo e cento ruscelli che precipitano a valle lungo il Fosso dell'Acero.
A tutti questi getti d’acqua si legano anche terribili leggende, storie e tradizioni di vita che hanno visto l’uomo avventurarsi in luoghi impervi dalla notte dei tempi tra sogni e incubi. È risaputo che anticamente si credeva che gli specchi d’acqua, fiumi, laghi o cascate, potessero funzionare da amuleti contro le forze del male e che dove c’era il “liquido della vita”, si era decisamente al sicuro.
 Le cascate appaiono improvvise dopo aver camminato a lungo tra distese di pascoli o boschi interminabili, annunciate dal rombo in mezzo alle pietraie e al verde.
Stupiscono tutti con la loro teoria di colori che spaziano dal verde, all’azzurro, con tonalità a volte lattiginose, chiare o cupe a seconda della stagione.
Intorno fanno bella mostra di sé pennacchi bianchi di eriofori, simili a ciuffi di lana sospesi su esili steli in balia del vento e piccoli fiori di ogni specie a regalare spettacolo tra muschio e macchie colorate.
Non c’è niente di simile che sappia generare tanti sentimenti, dall’entusiasmo alla serenità, dalla bellezza all’armonia. La natura allora ti fa perdere la concezione del tempo anche se hai un orologio al polso.



Davanti a belle cascate come queste fotografate magistralmente dall’amico Alessandro, è impossibile restare indifferenti.
Una magia invade chi le guarda, una cromia indescrivibile che bisogna vivere almeno una volta nella vita.

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