La sua famiglia aveva una bella abitazione nel borgo vecchio di Gessopalena quando lei era poco più che una vispa bimba.
Correva felice tra le viuzze strette che si aprono su balconi di montagne.
Oggi ha l’incedere incerto, è sorretta da un bastone e, ai primi di maggio comincia a urlare ai figli perché l’accompagnino da Roma nel vecchio luogo dove tutto ricorda tempi spensierati.
Spesso ciò che rende speciale un posto è l’atmosfera che vi si respira, qualcosa d’imprevedibile eppure definito che deriva da chi lo vive come una sorta di patrimonio di affetti ed esperienze sedimentati negli anni.
Cielo e montagne sono i protagonisti dello spettacolo offerto dal borgo abbandonato di Gessopalena posto su di un pendio davanti alla Montagna Madre della Majella, nel regno del lupo e del falco pellegrino.
Le case si trovano a pochi passi dal nuovo paese che sorse dopo l’abbandono delle vecchie abitazioni sventrate prima da un immane terremoto nel 1933 e poi dalla furia omicida delle truppe tedesche in ritirata nell’ultima guerra.
Uno scenario naturale dove la pietra si amalgama mirabilmente con la storia sontuosa di ieri e la solitudine delle rovine di oggi.
Gessopalena, infatti, ha conosciuto la signoria dei Caldora nella prima metà del XV secolo e in seguito dei Capua fino al settecento, infine il dominio dei Caracciolo di San Buono.
Tutte dominazioni che avevano prodotto monumenti insigni andati perduti.
Percorro con le mani in tasca le antiche vie di ciottoli tra le case di sasso rimaste in piedi dopo l’abbandono.
Sulle altre, quelle ormai finite in terra, passo scavalcando qualche maceria.
Quasi mi commuovo nel sentire il suono vuoto delle mie scarpe lungo le vie morte.
Ovunque trionfano ortica secca, bisce, lucertole e ramarri tra fantasmi di pietra.
Emana un’aria di mistero, di presenze, pare di sentire voci di bimbo.
La desolazione circola tra le case, salta dentro finestre vuote mentre un vento ululante accompagna una mattina dai colori indefinibili, insinuandosi nelle vecchie mura e nell’anima.
Una porta giace riversa al suolo, alcune imposte sono scardinate e penzolano nel vuoto come assurde bandiere a mezz’asta per il dolore.
Paese sfortunato questo borgo medievale, nei secoli ha sofferto di frane continue che diverse volte hanno seppellito erba, alberi e massi sotto un manto marrone uniforme.
Siamo alle solite.
I comuni montani in Italia soffrono le vertigini non per l’altezza su cui sono situati, non perché aggrappati a pendii scoscesi o strapiombi mozzafiato, ma per le frane che continuamente modellano marne e arenarie dell’Appennino.
Qui dove la terra è sempre in movimento, sotto i piedi c’è il regno del gesso.
Numerose cave hanno determinato anch’esse la fragilità dei terreni.
Oggi un museo, insieme al nome, celebra questa singolarità.
L’antica chiesa di S. Egidio, nella parte alta della “ghost town”, accanto a ciò che resta delle mura del castello, s’immagina solamente insieme all’idea di vecchine che un tempo passavano davanti segnandosi la fronte con la croce.
Arbusti, edere e fitti rampicanti fasciano le pietre in un abbraccio soffocante.
Poi, quasi a lenire la tristezza dolce del luogo, ecco una casina ristrutturata con fiori al davanzale.
Pensare che solo a pochi metri di distanza, la parte nuova del paese riservi piacevoli sorprese con la bella chiesa cinquecentesca della Madonna dei Raccomandati, il Monumento all’Italia con la fontana del 1920 e il ricordo di D’Annunzio.
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Per raggiungere Gessopalena Vecchia e Nuova la principale via di comunicazione è la Val di Sangro, autostrada A14, via Casoli di Chieti verso i paesi dell'interno.
Comune tel. 0872 988112
A Torricella Peligna, circa sei chilometri si soggiorna all'Albergo Paradiso ( 0872 969401) per raggiungere l'area archeologica di Iuvanum, l'antica città frentana descritta da Plinio Il Vecchio, con i suoi templi e la sua acropoli.
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