E’ il caso del complesso monastico di Colleromano a Penne dedicato a Santa Maria, in provincia di Pescara, facilmente raggiungibile tramite l’autostrada A 14, uscita Pescara Nord, Città Sant’Angelo.
Il monastero, poco distante dallo splendido centro Vestino, ha sempre rappresentato un luogo di ordini religiosi, ospitando negli ultimi secoli, i Frati Minori Francescani.
Dal 2011 la Provincia Monastica, in accordo con gli ultimi Frati rimasti, ha deciso di affidare il prezioso Convento al Comune di Penne, con l’unica condizione di trattenere e salvaguardare il patrimonio archivistico strettamente correlato alla vita storica della Provincia.
Oggi sono molte le voci e gli articoli sui giornali che raccontano le intenzioni nefaste da parte del Comune di Penne di Vendere il Convento di Santa Maria di Colleromano per realizzare un Resort. Sarebbe una cosa a dir poco scandalosa!
D'altronde questo monastero nel corso dei secoli è stato più volte trasformato e rifatto in maniera così profonda da far considerare l’attuale struttura non rispondente, se non in minima parte, all’originaria.
È un luogo di pace, scelto non a caso dai frati che avevano indubbiamente necessità di posti che favorissero la meditazione e la contemplazione.
Anche oggi una pace interiore invade chi ha la fortuna di passare qui.
All’interno del complesso è esistito il Museo delle Tradizioni francescane e delle genti d’Abruzzo.
I frati hanno raccolto nei decenni passati, un’infinità di oggetti testimonianti la vita della loro fraternità e della gente abruzzese che lavorava nei campi.
Accanto a paramenti sacri, a testimonianze e segni delle missioni francescane nel mondo, è facile trovare oggetti della cucina di una famiglia contadina, attrezzi per lavorare la terra, maioliche e lampade.
Alle testimonianze di vita in una cella dei frati, si mischiano, in un’interessante commistione, altri segni di esistenza laica, oltre a quadri antichi, vecchie cartoline.
Una visita non può prescindere dalla maestosa biblioteca, oggi purtroppo rimaneggiata, dove i frati hanno raccolto con amore libri di ogni epoca che trattano tutti i temi dello scibile umano in una grande casa del sapere.
Sono da visitare anche gli ampi saloni dove operava un importante Seminario dei Frati Minori.
Qui si sono preparati adeguatamente religiosi che hanno svolto grande attività apostolica in patria e nelle missioni del terzo mondo.
A Colleromano lavora l’Associazione che s’ispira a San Cesidio, il martire dell’Eucaristia, originario di Fossa, splendido paesino dell’Aquilano, non lontano dal complesso di San Giovanni da Capestrano.
San Cesidio è un segno tangibile della missionarietà francescana nel mondo, da Panama, alla Terra Santa, fino alla lontana Cina.
Fu proprio in terra cinese che il giovane ventisettenne perse la vita, sorpreso dalla rivoluzione anti cristiana.
Fu colpito da bastoni e pietre e poi finito, mentre con il suo corpo difendeva l’ostia sacra, bruciato ancora vivo con una coperta inzuppata di petrolio.
L’Associazione a lui intitolata vive di solidarietà, arte e cultura.
Aiuta chi versa in condizioni di disagio, diffondendo un messaggio di vita e di speranza e allo stesso tempo s’impegna nella tutela e valorizzazione dell’immenso patrimonio storico culturale di una zona, qual è l’area vestina del Parco Gran Sasso Laga.
Esiste anche un ottimo servizio di foresteria con diverse camere accoglienti, dove poter essere ospitati.
Potreste così scoprire in tutta tranquillità gli interni di straordinario equilibrio di una chiesa tra le più armoniose della regione, il viale alberato, dove poter ritemprare spirito e corpo e dove ammirare una secolare quercia che fa parte della speciale lista nazionale degli “alberi da salvare”, visitare il nuovo e i ruderi del vecchio chiostro, prendendovi tutto il tempo occorrente.
Tutto in questo luogo parla di storia.
Colleromano era dimora nei secoli di vari Ordini Mendicanti dei Domenicani e Francescani, che hanno influito non poco sulle fortune della città di Penne, realtà sempre dinamica e ricca, divenendo punto di riferimento della vita religiosa e culturale, nonché di quella civile e politica sin dai tempi in cui qui c’era una badia cistercense.
Su questo colle fu sempre fiorente la presenza di eminenti e dotti religiosi fra i quali, degni di particolare menzione, sono i componenti la famiglia Angelini che rivestirono alte cariche nell’Ordine Francescano.
Il maggiore di essi, Giacomo Antonio, è ricordato nella lapide, posta sul sepolcro, oggi nel chiostro.
È interessante la grande statua in pietra della Madonna con, sulle ginocchia, la chiesa opera d’ignoto scultore, che guarda con aria benevola da una nicchia alta il visitatore che vi si accosta.
L’interno della chiesa è straordinariamente bello.
Chi si sofferma dal fondo della navata centrale scopre la grazia di colonna comunque poderosa, un tabernacolo maestoso e un colpo d’insieme mirabilmente armonioso.
Col sole splendente all’esterno, la luce fantastica rimaneggiata dalle ombre degli eleganti archi e il concorso dei riflessi di oro zecchino dell’altare nel presbiterio, forma un caleidoscopio trionfale di colori.
Da soffermarsi senza fretta sulle stazioni della Via Crucis del ‘700 e la pregevole tela dedicata alla Sacra Famiglia di chiara scuola umbro marchigiana.
È bella la Vergine che si china, pudicamente, a contemplare in estasi il Figlio che in mano reca un segno di Potere universale.
Gli angeli adoranti e il San Giuseppe in meditazione completano un’opera bellissima.
Semplice ma elegante il Coro i cui stalli furono completati nei primi anni del ‘500 e che oggi sono rimasti originali.
Attraversando la chiesa, arrivate fino all’altare maggiore ornato da tre statue di legno che raffigurano, al centro, la Vergine Assunta e ai lati San Francesco e San Bernardino.
Uscendo, le possenti strutture architettoniche fanno pensare all’imponenza di un castello e forse dovette essere questo prima che i Benedettini di Carpineto della Nora e poi i Francescani lo eleggessero luogo di rifugio dell’anima e di asilo dello spirito.
E’ da prevedere una piccola sosta davanti al monumento di San Francesco d’Assisi, dedicato al famoso “Cantico delle Creature”.
Colpisce lo sguardo anche il portale, creazione artistica notevole, che gli esperti definiscono mirabile per ricchezza e varietà di elementi, un vero e proprio capolavoro, vagamente somigliante a manufatti come quelli della cattedrale di Atri, di Santa Maria di Propezzano a Morro d’Oro o l’Annunziata di Giulianova.
Da Penne il ritorno a Teramo si potrebbe fare attraverso Rigopiano e Castelli, attraversando Farindola dove è possibile mangiare superbamente a base di carne di montagna o pecorino, oppure, da Campo Imperatore e l’Aquila verso Vado da Sole, grande punto per escursioni montane sopra le vette del Camicia e del Prena, nel Gran Sasso, consigliabili in piena estate.
Per arrivare:
Con l'autostrada A14 si
esce al casello di Pescara-nord; si continua con la statale numero 151
fino a Penne e al Convento. In treno si scende alla stazione di Pescara e si prosegue con l'autobus locale.
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