venerdì 9 maggio 2014

Il capolavoro di Nicodemo a Cugnoli!

La primavera sulle colline della campagna pescarese è qualcosa di incantevole.

Lontano da grigliate, assembramenti e motori, tutto si immerge in un silenzio rotto qui e là dallo scampanio di sparuti greggi che puntellano le piccole alture verdi e il fondovalle di coltivi, uliveti e piccoli casali isolati.

Sono molti i borghi, i minuscoli abitati, ognuno dei quali ha qualcosa da raccontare.
Moscufo, Loreto Aprutino, Brittoli, Nocciano, Pietranico e Alanno dove ci sono i migliori esempi di barocco abruzzese, sono tutti centri seppur piccoli, in grado di sorprendere il visitatore con i loro tesori.

Su di un colle ameno, affacciato sulla piccola e assolata valle detta del Cigno, c’è anche lo sconosciuto paese fortificato di Cugnoli.

Certo, dell’antica cinta di mura e degli ulteriori muraglioni difensivi su cui poggiavano le antiche case è rimasto ben poco, ma l’atmosfera del tempo che fu è ancora palpabile.

Saranno forse i palazzotti gentilizi del Quattrocento e del Cinquecento, scampati miracolosamente alla distruzione a dare ancora stimoli storici al visitatore.

Al mio arrivo trovo seduto ai tavolini fuori il bar un signore.
Ha l’aria svagata tipo Mr. Bean.
All’interno del locale un anziano dormicchia e un altro è intento a leggere il quotidiano.
L’uomo rimane interdetto quando chiedo dove è possibile ammirare il meraviglioso ambone.
Quest’opera è l’ultima indimenticabile creazione dello scultore Nicodemo che nei primi anni del 1100 imperversò con la sua arte in tutto Abruzzo, creando i capolavori forse più conosciuti custoditi a Santa Maria al Lago di Moscufo e Santa Maria in Valle Porclaneta presso Rosciolo.

Il manufatto è un pregevole pezzo della scultura abruzzese nel periodo romanico.

Fu quello un periodo che generò opere di grande pregio e diverse botteghe d’arte regalarono tesori all’Abruzzo.

Fra questi da non dimenticare il fantastico ciborio di
San Clemente al Vomano.

Mi accorgo che il mio interlocutore non ha assolutamente idea di cosa sia un ambone.
Per fortuna sa darmi l’indicazione per la chiesa parrocchiale anche se aggiunge “ sa, io la frequento poco …”.
La viuzza antica che mi porta a Santo Stefano Martire è caratteristica, tra piccoli balconi con panni stesi e fiori sui davanzali.
Raggiungo la chiesa che è del XIII secolo, posta in una minuscola piazza e subito ho una delusione.
La facciata anonima è intonacata alla ben meglio con una finestra e un portale non certo indimenticabili.
Forse è interessante lo stemma cinquecentesco e la piccola lastra in pietra decorata da un bassorilievo raffigurante il toro alato, simbolo dell’evangelista Luca che è sicuramente posteriore di poco all'edificazione del tempio.
Anche l’interno, in stile barocco impallidisce davanti ai vicini oratori di Pietranico e Alanno.

Le decorazioni a stucco sono pesanti e modeste.
Ma l’ambone, posto in prossimità del presbiterio, sulla sinistra, riempie di luce tutto l’ambiente.
Davvero l’arte è l’ombra di Dio sulla terra, penso.
Per contemplare la bellezza ci vuole coraggio e amore.
È come vertigine, acqua fredda di montagna che purifica l’incontro con l’Onnipotente.

L’opera risulta completamente estranea a tutto l’ambiente.
Direi forse che la chiesa risulta estranea all’opera che starebbe bene in solitudine, messa per conto proprio a disposizione di chi voglia ammirarla.

Il parroco che incontro dopo qualche minuto conferma la mia impressione.
L’opera era stata concepita per un’altra chiesa oggi scomparsa, poi fu portata in questo tempio, nato a posteriori.
Molti i temi trattati nelle sculture lavorate per arricchire l’ambone: le imprese del re Davide, la bellezza di Dio attraverso i fiori, i misteriosi intrecci arborei o le strane forme geometriche che imprigionano l’uomo nel peccato o le fantastiche creature mezzo uomo e mezzo animale.

Tutti gli altri piccoli capolavori custoditi nella chiesa passano in secondo piano davanti a questo ambone superbo ma sono comunque da ammirare come la scultura in legno dell’Annunciazione, la piccola statua in terracotta del Madonna con Bimbo, XV secolo o le pitture non eccelse ma comunque di buona fattura, realizzate da artisti di una bottega che operava nella zona all’inizio del Settecento.

Sono contento, è valsa la pena salire fin quassù per ammirare bei panorami sulla vicina Majella e questo capolavoro medievale che riempie occhi e anima.
Decido di terminare la giornata dedicandomi alla natura,
salendo fino al valico di Forca di Penne.

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Come arrivare a Cugnoli, distante circa 30 chilometri da Pescara:
A 24 fino a Pescara, poi A25, Pescara Roma, uscita Alanno/Scafa; proseguire per 18 km in direzione Alanno/Pietranico/Cugnoli

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