martedì 6 agosto 2013

Il lato oscuro di tutti noi: storie di streghe nel teramano

(Con le foto dei paesi abbandonati del mitico Alessandro de Ruvo!)

Nelle nostre campagne, lì dove l’influenza del progresso non ha inciso in maniera profonda, la superstizione è ancora un sentimento dominante.
 Sembra impossibile ma ancora oggi quando accade un qualcosa di negativo c’è chi ritiene sia opera di malefici, fatture ordite da chissà quale nemico, stregonerie o invidie di vicini di casa.

Molte sono le armi per fronteggiare queste evenienze: scongiuri, filtri, amuleti e soprattutto “lu breve”.

I “Magaròne ” sono gli specialisti di questi riti a metà strada tra magia e creduloneria, i quali con l’ausilio di una camicia o altro indumento del malcapitato, capiscono se la “fattura” (qui non c’entra l’iva naturalmente) è leggera o a morte.
Il “Breve”, racconta un vecchio signore, vera enciclopedia vivente, dovrebbe essere composto dalla terra di tre padroni, sale, pezzetti di candela benedetta, il tutto avvolto in un piccolo sacchetto da portare dietro.

La figura della strega resiste strenuamente alla caduta di tutti i miti fagocitati da un mondo in continua evoluzione.
Nei paesi della Laga si crede ciecamente alla sua esistenza e la si considera “ una forza del male”.

Ancora oggi, d’estate, quando il caldo è torrido, si usa comunque chiudere tutte le finestre di notte, perché le streghe sotto forma di piccoli animali, ragni, farfalle, mosche, potrebbero entrare e succhiare il sangue dei bimbi piccoli di cui sono estremamente ghiotte.

Il “Breve” portato addosso potrebbe tenere lontano queste creature malefiche.
Molte storie si tramandano come quelle raccontate da alunni della Scuola Media Giovanni XXIII di Torricella Sicura che, in un pregevole lavoro coordinato dall’intraprendente Prof.ssa M.Gabriella Di Flaviano del 1983, intervistarono vecchi abitanti delle frazioni limitrofe per ascoltare storie che hanno dell’incredibile.

Come quella del Sig. Attilio di Poggio Valle il quale aveva una splendida cavalla che due volte la settimana era presa dalle streghe le quali dovevano recarsi ai raduni di magia sotto i proverbiali alberi di noce.
Di mattina l’agricoltore trovava oltremodo sudata la bestia, in costante nervosismo, stanchezza e con la criniera divisa in piccole trecce meravigliosamente fatte non certo da opera umana.

O ancora l’incredibile vicenda di una donna di Paranesi, tal Emilia, la cui sorella era caduta preda di questi esseri malvagi.
La bambina piangeva, si disperava rotolandosi a terra.
Le streghe, a suo dire, le succhiavano il sangue e il corpicino era pieno di lividi con punti rossi.

Recatosi da un “magaro” della zona, il padre, sull’orlo della disperazione, ebbe l’ordine di prendere i vestiti della piccola, portarli a un incrocio e picchiarli con più forza potesse.
Nel fare ciò, l’uomo sentì urla e strepiti dallo spirito della strega che dovette abbandonare la sua preda e fuggire lontano.

A proposito di alberi di noce, qualcuno avrà letto delle incredibili storie legate alla Fonte omonima a Teramo.
Qui si radunavano due volte l’anno tutte le streghe dell’Italia centrale che di lì a poco avrebbero raggiunto Benevento, in un luogo sperduto in mezzo alla campagna, sotto un gigantesco albero, naturalmente di noci.

Avvenimenti cui tutti noi facciamo fatica a credere, ma gli anziani non mettono in dubbio l’esistenza di questi esseri malvagi, pena una vendetta atroce nei confronti dei miscredenti.

Un’anziana di Valle Castellana, la sig.ra “Linuccia” raccontava che era assolutamente da evitare incroci di strade tra il martedì e il venerdì dalle ore 24,00 alle 6,00, pena incontri sgraditi con creature pericolose, dai capelli scarmigliati, le pupille dilatate e lo sguardo spento che a volte si risveglia, lanciando strali con gli occhi rossi.

Leggende che aiutano a capire la forza della superstizione e il lato più oscuro di tutti noi.

Visitate il sito internet di Alessandro de Ruvo;
www.adrphoto.com

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