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lunedì 24 giugno 2013

Frattoli: l'evidenza del sacro


Dopo la scoperta di Cesacastina nel numero scorso, questa volta Concetta ci racconta storie del paese degli artisti e della devozione cristiana.

Crognaleto, quasi al confine tra Laga e Gran Sasso, vanta nel suo territorio alcuni dei più belli e antichi borghi di montagna; agglomerati di case poste su immensi falsopiano tra costoni prativi che scendono fino alla valle sottostante dove scorre il serpentone della Strada Maestra all’altezza di Aprati.

Avvolti e protetti, quasi abbracciati da una catena di monti che offre scenari indimenticabili, i paesi rappresentano la nostra memoria.

Le antiche mulattiere che attraversano gli abitati, un tempo erano la sosta obbligata dopo le fatiche dell'ascesa, per i pastori con il loro carico di greggi transumanti e per viandanti alla ricerca di improbabili commerci.
Vecchi caseggiati oggi ammodernati che, nonostante l’assalto e l’ingiuria del tempo, mantengono gran parte dell'originale architettura.

Non è improbabile in questi luoghi scoprire la bellezza dell’ingegno dell’uomo tra intrecci di scale in legno, tetti in coppi, selciati antistanti alle abitazioni e arcaiche forme di canali scolatoi che attraversano le contrade, vere e proprie opere d'arte povera ormai uniche.

Molti conoscono il piccolo paese di Frattoli perché ha dato i natali a una generazione incredibile di artisti scalpellini, la famiglia Zilli.

Il capostipite giunse dalle rive del lago di Campotosto, ebbe due figli, Emanuele che emigrò in America, e Amedeo, sorta di armadio tanto era alto e robusto che ebbe sette maschi e cinque femmine.

Questi uomini popolarono il paese di abili muratori e valenti scalpellini che realizzarono vere opere d’arte con la pietra locale, impreziosendo chiese e case.

Tipici sono i camini: ogni casa ne ha uno riccamente scolpito.

Su di essi spesso si legge il nome del capofamiglia, colui che ha commissionato l'opera e una data particolare, spesso quella di costruzione della casa.

Il paese di Frattoli è balcone privilegiato sul Gran Sasso, e su immensi castagneti secolari, in alcuni casi così fitti che al sottobosco arriva pochissima luce.
Nei dintorni ci sono percorsi costellati di vecchie carbonaie, antichi casali isolati.

Il centro del paese ha le abitazioni disposte ai lati della strada principale, in gran parte ristrutturate con un carattere moderno che ha di fatto limitato le tracce delle tipiche costruzioni cinquecentesche di montagna.
Resistono negli edifici più vetusti alcune epigrafi sugli architravi delle porte che testimoniano date e notizie su antiche famiglie locali.

A pettine, si dipanano viottoli che denotano bellezza e tranquillità dell'ambiente naturale e, in sintonia con esse, gli elementi architettonici tipici di una tradizione rurale e contadina.

Ma c’è una particolarità che vale il viaggio per arrivare fin quassù oltre alla bellezza del panorama: è che sembrano esserci più chiese che case.

In un libro dal titolo “ I legni sacri” edito in occasione di restauri, da Corrado Anelli, Alberto Melarangelo e Berardo Rabbuffo, con le note introduttive del critico d’arte Francesco Tentarelli, si riportano parole significative del Palma che si meravigliava della presenza cospicua di edifici sacri in un luogo di così modeste fatture.

Esistono tuttora la chiesa madre di S. Giovanni Battista, la chiesa di S. Antonio, quella della Madonna del Carmine e la Madonna del Soccorso che oggi quasi non esiste più.

Anni fa c’era anche il tempio di Santa Margherita poi distrutto.
In più, una serie di edicole votive poste ai margini del centro abitato, di cui non si conservano che poche tracce.

Chiese adornate da altari barocchi intarsiati e dorati, soffitto a cassettoni in legno e le “conocchie”, particolari statue impagliate con solo il viso e le mani in gesso e rivestite da importanti abiti in broccato e stoffe preziose, più economiche e più leggere da portare in processione.

Credo che non sia sbagliato definire Frattoli, “il paese della pietà cristiana”.

La chiesa madre di San Giovanni Battista ha un portico del seicento in pietra che ha qualcosa di surreale.

All’interno il visitatore trova un ambiente armonioso in stile barocco, mitigato dalla tradizione locale, in una interessante commistione di stili.

Fanno bella mostra un pulpito in legno scolpito di pregevole fattura, un confessionale che, a ragione, si può definire capolavoro di ebanisteria artistica e una credenza in legno d’abete.

Il crocifisso ligneo dell’altare denota il gusto delle popolazioni dei monti della Laga, con quelle dorature e stucchi che spesso si incontrano nei paesi di Cesacastina, Cervaro, Tottea, Cortino.





Gli articoli inseriti nella rivista sono redatti da Sergio Scacchia, autore tra l'altro di tre libri:
"Silenzi di Pietra" e "Il mio Ararat" e "Abruzzo nel cuore".

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