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lunedì 8 aprile 2013

L'antico "Stato di Roseto"

La Via dei Borghi raggiunge Valle San Giovanni e prosegue verso i monti della Laga
sul crinale dove intercettiamo l’antico tratturo del Colle dell’Asino, per San Giorgio e i pascoli di Piano Roseto

L’aria è pulita.
Il vento muggisce rabbioso.
Il quadro d’insieme pittoresco tra abeti e ciuffi fioriti.

Il forestale è di poche parole: la ruota della mia auto non deve toccare l’erba del prato. Inutile dirgli che non mi sognerei mai di fare una cosa del genere.

Da anni custode dei boschi dei monti della Laga, è abituato a ragionare coi secoli che si portano dietro gli alberi di queste foreste.

L’erta di abeti sta lì da sempre, panorama immutato nel tempo.
L’uomo è capace di controllare se nel tronco degli alberi c’è qualche cerchio in più, se in un incavo si è nascosto uno scoiattolo o se l’erba della distesa di Piano Roseto sia stata calpestata impunemente da qualcosa di diverso dei zoccoli di un cavallo.

Se chiudi gli occhi e poi li riapri fissi sul manto verde che porta ai resti della rocca a picco sulla valle del Vomano, potresti anche credere di essere in una sorta di piccola Svizzera.

Il verde ricco pare rasato da poco ma è merito, secondo l’uomo in uniforme grigio topo, delle mucche e dei cavalli che qui pascolano per molti mesi l’anno.

La loro bocca e il ruminare a palato disteso delle vacche fanno la differenza.
 Le bestie se ne intendono.
Scelgono le erbette migliori, dalle foglie turgide.

“Bisognerebbe aiutare quegli allevatori di montagna che continuano a produrre formaggi e latte da mucche e aborrono i mangimi – dice il guardiano dei boschi – dovrebbero dare un riconoscimento ufficiale della qualità altrove perduta.
Perché la scomparsa degli alpeggi è un dramma per l’economia nazionale!”.

Qui ogni anno in estate si svolge la grande fiera degli ovini, la mostra della pastorizia.
E’ un lembo di territorio tra i più belli della provincia di Teramo.

Un triangolo isoscele con tre vertici che coincidono con la cima del Monte Gorzano a ovest dominante l’altopiano di

Cesacastina, il fiume Tordino a nord che delimita il territorio tra Cortino e Crognaleto e il fiume Vomano a sud.

Era lo “Stato della montagna di Roseto” con i suoi confini del Colle Cagnana tra le località di San Giorgio, Casagreca e Caiano.
Una possente rocca su questo altopiano difendeva la libertà delle popolazioni.

Dai suoi resti appaiono il Colle della Pietra di 1683 metri di altezza, il Monte della Palomba e il piccolo Bilanciere, sopra Fonte Spugna, così chiamato per la sua posizione baricentrica tra il Gran Sasso e la Laga.
 Chissà quanti teramani ignorano questi fantastici luoghi così vicini al capoluogo.

La temibile “Rocca Roseto”, sarebbe piena di antichi passaggi segreti, botole con lance acuminate e cunicoli che discendono a valle.

Fu proprio intorno al perimetro delle mura che un mio amico di Teramo, rinvenne un’antica daga acuminata.
E fu ancora qui che altri trovarono degli stiletti utilizzati dai briganti che transitavano nell’immenso pianoro.

Fra i reperti tornati alla luce nel corso degli anni, pare ci siano anche mattonelle votive con disegni di leoni ruggenti, fiere con artigli e fauci spalancate che simboleggiavano quanto terribile sia l’aldilà e il passaggio dalla vita alla morte.

Il luogo evoca anche storie di streghe.
Il grande scrittore Guido Piovene, autore quasi sessant’anni fa, di “Viaggio in Italia”, presentava queste terribili figure femminili, dotate “di piedi palmati come anitra, cavalcatura, cavaliere servente ed amante concesso ad ognuna da Satana, che giungevano in volo intorno ad un antico noce.
Col sangue tratto dalla mammella sinistra, ognuna facea voto di odio, adulterio, maleficio e omicidio, almeno una volta al mese”.

Un racconto di aurea gotica che prevedeva la presenza del diavolo in forma di caprone a promettere beni mondani a chi lo assecondasse nei suoi progetti malefici.

A pochi chilometri ci si può immergere nelle storie incredibili tramandate nei vari insediamenti di questo acrocoro verde di pascoli e ricco di acque che forma il distretto di Crognaleto.

A Figliola, ad Ajello, si raccontano storie di donne indemoniate, a San Giorgio, oltre mille metri di altitudine, c’è la misteriosa “ara delle schiazze” su cui si credeva danzassero, leggiadre, le fate.

Non lontano, su di un crinale, dal tempio dedicato al santo che sconfisse il dragone del Male, fino a pochi anni fa, rimbombavano i rintocchi della campana fusa sul sagrato, a ricordare il miracolo dei muli che s’inchinarono al passaggio del condottiero armato da Dio.

Di vero c’è la storia millenaria che ha visto il passaggio delle popolazioni dei Pretuzi, dei Romani dell’imperatore Augusto, dei barbari Goti e Longobardi, dei vari Ducati come Spoleto e Tuscia.
Luoghi che hanno sperimentato l’epopea carolingia e normanna, che hanno subito il domino degli Acquaviva di Atri, di Federico II di Svevia, del Re Manfredi.


Escursione
Nel cuore dell’abetina di Cortino

L’abete bianco un tempo rivestiva una buona fetta del versante orientale della Laga.
Oggi è quasi scomparso sotto i tagli improvvidi che si perpetrano nel bosco Martese.

Questa piccola abetina che si erge sopra il paese di Cortino è da preservare assolutamente.
Non lontano c’è da visitare il suggestivo borgo di Altovia, un tempo fantasma, oggi in ristrutturazione.

La passeggiata è facile ma qualche tratto dopo quello iniziale ha bisogno di massima attenzione.
Il dislivello è di circa 200 metri e il tempo occorrente è di un ora abbondante.
Raggiungere fuori l’abitato di Cortino l’inizio della sterrata per Fonte Spugna.

Si può salire in auto, costeggiando l’area faunistica del capriolo e arrivando al piazzale a 1180 metri di altezza (circa un chilometro dalla strada asfaltata per Crognaleto).

A piedi seguire il sentiero che inizia accanto alla fonte e s’inoltra a mezza costa nella Abetina.
Il percorso è indicato da segnavia bianco rossi e da antichi segni arancioni.
Costeggia il recinto dell’area faunistica e sale a svolte, lasciando a destra una cascatella.

Dove il percorso pianeggia lasciare i segni arancioni che continuano a sinistra e scendere per pochi metri a destra fino a una piccola fonte.
Un ultimo tratto a mezza costa porta a una carrareccia che si segue verso destra in discesa, arrivando sui pascoli dei Prati di Lame a 1365 metri.

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