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giovedì 21 febbraio 2013

Faraone ovvero la suggestione del nulla!


L’arco d’ingresso in stile rinascimentale, con tanto di stemma e bassorilievo della Vergine Maria, m’introduce a Faraone Vecchio, questa ghost town che fino alla seconda guerra mondiale era un paese vivo, collegato alla vicina Sant’Egidio.

Oggi è un villaggio fantasma posto su di una piccola altura dominante il corso irregolare del Salinello che qui sposa il fiume Vibrata.

Una lapide, quasi illeggibile, ricorda ai visitatori la protezione della Vergine Maria quando il paese fu miracolosamente risparmiato dalle incursioni nemiche del 1944.

Chi ha voglia di assaporare il silenzio è servito!
Il fascino del niente è bellissimo.

Dall’antica porta si accede ad una piccola piazza sulla quale si affacciano i resti della chiesa di Santa Maria della Misericordia ad Palatium.

Un tempo era piena di opere d’arte.

Oggi le tele sono custodite nella parrocchiale di Faraone Nuovo.
Un androne misterioso coperto da rovi e caprifichi e, dietro, una sorta di piccola brughiera che corre lungo il fiume, attrae la mia attenzione.

All’orizzonte si staglia il vecchio campanile sopra un tetto parzialmente crollato.

Mentre mi regalo uno spuntino seduto sull’erba, un ragno enorme, con zampe lunghe ed inquietanti, il ventre prominente colmo di uova, se ne sta beato a prendere il sole.

Osservo la ragnatela che sembra cucita sullo stipite del vecchio portale del tempio.

Ecco che noto il fumo di un falò.
Qualcuno, al di sotto del fiume, sta bruciando le stoppie.

Deve sicuramente essere il tizio che ha ristrutturato in fondo al borgo, l’unica casa vera rimasta.
Il resto è fatto di palazzi cadenti dagli architravi nobili, viuzze completamente soffocate dalle erbe.

La curiosità è più forte della paura di crolli.
Nonostante le transenne, entro in quel che resta di un’abitazione.

Ancora intatti i ghirigori cromatici sui muri di quella che doveva essere una camera da letto.
In un'altra stanza ci sono i resti del vecchio camino.

Chiudo gli occhi e mi pare di vedere tutti riuniti intorno al fuoco, la mamma a cuocere polenta, il nonno a raccontare favole ai bimbi, il papà ad armeggiare davanti al lume per riparare il tacco della scarpa.

Di certo la storia di questo borgo fantasma è molto più misteriosa di quanto non dicano le poche carte in mano al parroco del paese nuovo.
Inizia durante il periodo romano quando dalla capitale dell’Impero sembra arrivò una legione romana diretta verso il sito di Santa Maria a Vico, nelle vicinanze di Sant’Omero.

I soldati sostarono su questa piana verde di grano e querce vicina al fiume, cibandosi di fichi, energetici e di poco ingombro per un esercito di guerrieri.

Nel corso degli anni Faraone ha restituito vestigia anche longobarde.
Il popolo barbaro rimase a lungo dalle nostre parti e lo testimoniano resti di necropoli tra Castel Trosino, Valleinquina e la Vibrata.

Nel medioevo il piccolo borgo venne fortificato con mura perimetrali ancora oggi visibili e una torre circolare custodita da guardie scelte.

Faraone era una sorta di unico maniero con la sua contrada.
Un castello sui generis che non aveva la solita ubicazione in posizione dominante su di una valle, ma quasi nascosto, a voler passare inosservato.

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