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lunedì 12 gennaio 2015
L'antica "Campulum"
L’incontro con Campli regala sempre un pizzico di eternità.
Ogni volta che ammiro in piazza Farnese l’antica edificio del Parlamento, tra i più antichi d’Abruzzo, il “gotico sognante” come lo definì Margarita d’Austria, capisco che nulla ha potuto il tempo e l’arroganza dell’uomo.
La nobildonna varcò, scortata da soldati e servitù, la Porta Angioina per entrare nel borgo e trovò questo palazzo ancor più bello con un’elegante torretta di avvistamento, arcate più profonde, un sontuoso cortile con il pozzo e il piano superiore che oggi non esiste più.
L’incanto del loggiato con gli archi a tutto sesto rapisce ancora, così come attrae l’interno della collegiata di Santa Maria in Platea e il suo campanile a modello delle opere di Antonio da Lodi che realizzò quello bellissimo del Duomo di Teramo.
Serafino Razzi era un domenicano che ben incarnava la condizione dell’uomo “in cammino”, del pellegrino orante proteso verso Dio. Nel 1575 intraprese un viaggio in Abruzzo, e arrivò anche nel borgo farnese.
Il confine fra la “provincia pretuziana” e la “marca Fermana”, lo stato e il Regno Pontificio, dovette lasciare in lui un segno.
Profondamente colpito dalla nobiltà che permeava quel piccolo e apparentemente insignificante paesino, esclamò in una sua lettera:
“O Campulum Pretuziano … capolavoro a cielo aperto”!
Campli era il paese delle torri.
Oggi ne rimangono poco meno della metà:
quella dei Melatino in frazione Nocella, quella del campanile della cattedrale di Santa Maria in Platea, quella fortificata della Porta Angioina, del XIV secolo.
Lo studioso Pacifico Massimi, vissuto nel XV secolo, scrisse, in un testo latino, tradotto, diversi anni fa, dal compianto professor Faranda:
”Sino a quando esisteranno le ripe di Campli, Castelnuovo e Nocella, io ne sarò sempre amante. Mai sarò immemore di ciò che ho ricevuto né mi peserebbe ricambiarlo con il dono di mille vite”.
È storia che il famoso cantore cieco d’Andria, Luigi Grotto, pose Campli, per importanza, ben sopra le rovine della favolosa Castro.
Le viuzze e le mura narrano ovunque di antichi splendori.
Da tremila anni questo territorio è crocevia di popoli e culture.
I fondatori di Campli furono dei fuoriusciti di Campiglio, sulla collina sopra la valle, che gettarono le fondamenta di Capo Campli nel quartiere omonimo.
Questi prese il nome de “ Il Ricetto” forse per la presenza di un nucleo stabile di ebrei.
Qualcuno invece asserisce che Campli derivi da intra – campi e afferma che fu fondata dai proprietari di un castello vicino. Origini discusse, tra cui l’ipotesi di un tenimento umbro che parla di un “municipium inter campi”.
Quel che è certo è che il minuscolo borgo della provincia di Teramo trasuda, in ogni sua pietra, arte e cultura ultra millenaria.
Fin dalla preistoria ci sono stati insediamenti propri, come testimoniano resti risalenti all'età del bronzo, di un villaggio di allevatori e agricoltori del XIV, XIII secolo a.C. venuti alla luce in località Coccioli e i ritrovamenti nella Necropoli di Campovalano con tombe risalenti dall’ XI al II secolo a.C.
Nella zona al margine nord ovest della necropoli, sotto l’altare della chiesa romanica di San Pietro in Campovalano, fu poi rinvenuto un frammento di epigrafe, in lettere capitali con dedica a Giulio Cesare, resti con tutta probabilità di un piedistallo di statua innalzata per disposizione della ex “Lex Rufrena” del 44 a.C. in onore a Cesare divinizzato.
Nella stessa area si registrò la presenza di una necropoli romana, da cui provengono frammenti del ”sarcofago di Aurelio Andronico”, ricco commerciante di marmi del III- IV sec. A.C.
Nella frazione Battaglia ai piedi delle due montagne gemelle, fu riportato alla luce un ripostiglio contenente una quarantina di monete d’argento databili dal 323 al II secolo prima del Cristo.
In epoca romana Campli era attraversata nei suoi vicoli da uomini illustri; la storia ricorda la presenza di Lenate, dottissimo schiavo di Pompeo e Tazio Lucio Rufo che, pur essendo di umili natali, pervenne ai più alti gradi della milizia romana, diventando il pupillo di Augusto.
L’abitato sembra un souvenir da impacchettare, un piccolo prezioso oggetto da custodire, nonostante la distruzione di porte antiche come quelle di Capo Castello o di Viola, di porticati tardo romanico e di uno dei portali più belli in assoluto, quello in pietra arenaria di Ioannella della cattedrale di Santa Maria in Platea.
Lo storico teramano Palma lamentò la scomparsa di questo manufatto intagliato e scolpito “con raro gusto di un esteta”.
Oggi è quantomeno discutibile il colore con cui è stata restaurata la facciata di questo capolavoro.
Se vi recate a Campli non abbiate fretta.
Godetevi i cortili interni e le case antiche come quella storica del Medico con il cortile e il suggestivo pozzo.
Salite in ginocchio i ventotto gradini in legno di quercia di una delle tre Scale Sante esistenti nel mondo cattolico per lucrare indulgenza.
Cercate, infine, la chiesa dedicata alla Madonna della Misericordia, uno dei primi ospedali d’Abruzzo o quella intitolata a San Francesco, nel cuore del paese, simile all'omonima di Teramo, oggi S. Antonio, gioielli degli Ordini Mendicanti di un tempo.
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