Borghi antichi si elevano sulla piana, dopo il sisma del 2009, semi abbandonati.
Nonostante tutto i grandi spazi e le distese verdi di mandorli resistono.
Ancora crescono gli orapi selvaggi, mentre intorno nessuno può togliere l’indimenticabile vista di monti e antichi abitati turriti.
Questa era il “fiume d’erba silente” della transumanza con le chiese tratturali, luoghi di sosta spirituale, i preziosi resti della romana Peltuinum e il romanico immortale di Bominaco.
La terra dello zafferano che un giorno veniva calcata dai misteriosi Guerrieri di Capestrano, quelli dal cappello a larga falda è un posto mitico nella regione.
Dovrebbe essere un luogo da conservare … dovrebbe.
Dovrebbe essere gridato il principio della intangibilità del patrimonio ambientale e artistico, dovrebbe essere fermato chi aspira a scippare la collettività del suo patrimonio di bellezza pervenuto dall’antichità.
E invece si continua a deturpare tutto con tappeti di bitume.
Questa era anche la terra dei Vestini, prima che giungessero anche qui, inesorabili, le legioni di Cesare.
Le imponenti mura raccontano della resa di un popolo che scomparve subito dopo, decimato da guerre e pestilenze.
Da Prata d’Ansidonia eccomi a sud, sulla statale 17 che mi porta a Bominaco e le sue case da poco meno di ottanta anime, nel territorio di Caporciano.
Oltre il paese c’è la splendida chiesa di Santa Maria Assunta con accanto il gioiello dell’Oratorio dedicato, chissà perché, all’abate San Pellegrino, contemporaneo di Cristo sconosciuto da queste parti.
In un comprensorio come quello aquilano dove da oltre quattro anni dal terremoto, è impossibile trovare una chiesa senza imbracature e puntelli, dove hanno chiuso nel cuore della città di Aquila, Collemaggio e San Berardino per pericoli di crolli, questo doppio tempio dell’anima è uscito indenne dal disastro.
E sì che l’abbazia del borgo medievale ha tutto simile a Santa Maria ad Cryptas nella vicina Fossa, chiesa che ha avuto seri danni in tutto il perimetro di struttura.
Dell’Oratorio che si trova proprio davanti al cancello d’ingresso di tutta la struttura immersa nel verde, ci sarebbe da dire tanto da riempire un libro: uno dei gioielli preziosi d’Abruzzo.
Ogni suo centimetro quadrato interno è affrescato mirabilmente come una sorta di Cappella Sistina.
Sui muri santi che inneggiano, un inedito calendario medievale simbolico a celebrare con tanto di segni zodiacali, il duro lavoro contadino nei mesi dell’anno e poi un grande San Cristoforo, oggetto di superstizione antica che lo vuole protettore contro le morti improvvise.
Affreschi di scuola abruzzese del XII secolo di maestranze artistiche che avrebbero imperversato in molte chiese dell’aquilano, opere di vasta dimensione che fanno gridare al miracolo per essere scampati miracolosamente alla terribile botta della terra.
Tant’è! Neanche altri terremoti, compreso quello distruttivo del settecento hanno scalfito la guerra di resistenza al tempo e noi non possiamo che gioirne.
Non so quanto ci sia di vero nel fatto che sia stato eretto da Carlo Magno.
Il grande condottiero avrebbe fatto elevare la basilica del Santo Liberatore a Majella, poi un altro considerevole numero di abbazie sparse in Abruzzo.
Non gli sarebbero bastati cento anni di vita nomade.
La chiesa che si trova subito dopo è fantastica nella sua semplicità di linee e colori.
Edificata fra l’ XI e il XII secolo stupisce per l’essenzialità della sua pianta rettangolare, le tre navate con eleganti colonne, le tre absidi, tipico delle basiliche romaniche e i capitelli diversi tra loro.
Ci sono da visitare, sulla collina circostante, i resti di un antica abbazia del mille, dipendenza della grande Farfa, con mura che si affacciano meravigliosamente sulla grande piana, tra distese arate, piccoli poderi, paesini fortificati.
La struttura, con castello annesso, fu rasa al suolo dalle indiavolate truppe di Fortebraccio da Montone, il famoso capitano di ventura nei primi anni del 400 durante la sanguinosa guerra tra Angioini e Aragonesi.
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La visita all’oratorio di S. Pellegrino e all’abbazia di S. Maria Assunta è consentita e garantita dalla custode signora Dora al numero di tel.: 0862.93765.
Dall'Autostrada A24 (Roma-Teramo) uscire a L'Aquila est e proseguire in direzione San Demetrio-Fagnano Alto-Caporciano-Bominaco.
Provenendo dall'autostrada A25 (Pescara-Torano) uscire a Bussi-Popoli, proseguire lungo la SS17 in direzione Navelli e seguire poi le indicazioni per Caporciano.
Provenendo da Napoli invece, dall'autostrada A1, uscire a Caianello e seguire poi le indicazioni per Roccaraso - Sulmona - L'Aquila - Caporciano - Bominaco.
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