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sabato 4 maggio 2013

I pilastri della terra (Ovvero sprazzi di benessere)

Gli Appennini sono una delizia.
Pochi ne conoscono la dimensione reale.

Guardi le montagne sulla carta e le immagini come linea sottile che corre da nord a sud dell’Italia. Le guardi invece sul terreno, magari da sopra una cresta, osservi il paesaggio e sogni.

Abbandonando il caos delle spiagge nel teramano è possibile scoprire montagne incantate e vivere sprazzi di benessere, coltivando l’emozione della conoscenza.

Il viaggio affascina tutti dai tempi di Ulisse, anima l’immaginario collettivo.
Esistono modi di viaggiare diversi: uno è quello della velocità, del tempo che stringe, del paesaggio che scorre veloce da dietro i finestrini.

Un altro è quello dell’attenzione, della curiosità, del rapporto con luoghi, gente, natura.

Quello meraviglioso degli odori, dei sapori, del tempo che scorre come fiume tranquillo.
Quello dell’emozione.
Quello del sorriso.

Muoversi e soprattutto a piedi, vuol dire mettere da parte per un po’ l’ansia, immergersi fino in fondo nell’emozione del viaggio, conoscere il mondo toccandolo, gustandolo, ascoltandolo.

Nella nostra provincia tutto ciò è possibile, quindi bandiamo la fretta, entriamo nella vita a tempo pieno, diventiamo potenziali vagabondi.
Perché, chi vive vede molto, ma chi viaggia vede di più!

Se abbandoniamo per poche ore gli assolati arenili delle Sette Sorelle del mare, da Silvi e su fino a Martinsicuro a nord, potremo scoprire vedute superbe entrando nel cuore del Gran Sasso: il grigio Pizzo Intermesoli, con le sue lastre di pietra sfaldata, i due maestosi Corni, il Piccolo con la magnificenza di pinnacoli e creste ardite e il Grande simile a un pezzo di Dolomiti trapiantato da un grande chirurgo nel profondo degli Appennini.

Ammireremo i picchi slanciati di solido calcare che rappresentano il sogno degli scalatori.

Sogneremo cime storiche frequentate fin dal secolo scorso dal gruppo degli “Aquilotti del Gran Sasso” che anticiparono niente di meno che i leggendari “Scoiattoli di Cortina” e i “Ragni di Lecco”, giovani tenaci che salirono tutte le vie classiche e impegnative: il Monolito, le Fiamme di Pietra, Torrione Cambi.

Il teramano può emozionare anche chi ama una montagna più tranquilla fatta di cime arrotondate, di vette che paiono giocare a nascondino, di boschi fitti e rigogliosi, di cascate d’acqua prodigiose, di borghi antichi immersi nel verde.
Sono i monti della Laga!

Sarà sufficiente catalizzare lo sguardo verso il tagliente volo di un falco che disegna infiniti cerchi, sfiorando le imperfette geometrie di cresta, guardare con curiosità il disco fluorescente del sole che scivola oltre la sagoma scura dell’orizzonte, per stare finalmente bene con se stessi.

Potremo vivere della gioia degli alberi sugli erti pendii che crescono lentamente, senza fretta, ammirare la fibra elastica che si slancia verso il cielo dopo aver costruito fondamenta solide e robuste.

Quando guarderemo queste meraviglie vegetali, penseremo ai “Pilastri della terra”, il meraviglioso romanzo di Ken Follett.
Perché le nostre montagne sono ancora luoghi solenni e misteriosi che incutono rispetto e timore.
Un continuo alternarsi di luci, ombre, rumori, musiche, suoni e figure che si confondono tra loro, in un tutt’uno magico. Gli elementi, mescolati fra loro, creano una sinfonia poetica unica, in un insondabile rapporto tra uomo e natura.



Gli articoli inseriti nella rivista sono redatti da Sergio Scacchia, autore tra l'altro di tre libri:
"Silenzi di Pietra" e "Il mio Ararat" e "Abruzzo nel cuore".

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