Di certo non è rimasto molto di un’opera che doveva essere di effetto strabiliante.
Un’intera facciata rivestita di affreschi può donare ulteriore grandiosità all’ingresso di una chiesa monumentale come quella di San Francesco, oggi sant’Antonio, in Teramo.
In questo tempio romanico gotico, eretto nel 1227, ampliato un secolo dopo e ritenuto una delle più grandi espressioni dell’arte francescana in Abruzzo, sono terminati i lavori di restauro di quel poco che resta di pitture a fresco.
Ornavano i lati del pregevole portale che ha similitudini con quelli della cattedrale di Atri e del complesso monastico di Santa Maria di Propezzano in Morro d’Oro.
Il ciclo d’interventi sul portale prima e sulla facciata dopo, è stato commissionato dalla parrocchia di don Paolo Di Mattia con un contributo della Fondazione Tercas.
I lavori li hanno compiuti la ditta KoRe di Emilia Ippoliti e Irma Camaioni, sotto l’egida della Soprintendenza ai Beni storici d’Abruzzo e con la direzione tecnica di cantiere dell’architetto Daniele Machetti.
Da oggi avremo un motivo in più per osservare l’ingresso della chiesa.
Oltre ad ammirare il fantastico uccello scolpito in mezzo alle foglie dei capitelli di sinistra del portale e i due volatili al centro e a monte della lunetta e sotto la chiave di volta, potremo godere di piccoli pezzi di affresco, chiudere gli occhi e immaginare quella grande parete sul lato destro, completamente affrescata.
Per l’architetto Machetti l’opera, che divide la chiesa dall’antico convento, sarebbe dedicata a San Cristoforo, francescano doc protettore dei pellegrini la cui storia ha il suo culmine con l’aiuto che diede a un bimbo di una famiglia di viandanti in difficoltà nell’attraversare un fiume.
Portato in braccio dal santo, il piccolo si svelò essere il Cristo in persona che gli preannunziò il suo martirio anni dopo.
Forse la nota più importante però è che la qualità dell’opera, alcuni frammenti che tracciano la figura del santo e del Bambino seduto sulle spalle, riporta con chiarezza alla mano preziosa di Andrea Delitio, uno dei massimi artisti del Quattrocento, nato a Lecce dè Marsi nell’aquilano.
In Abruzzo ha regalato opere eccelse e suoi dipinti su tavola sono sparsi oggi in vari musei degli Stati Uniti.
Basti pensare alla mirabile visione del Coro dei Canonici e del ciclo pittorico presente nel presbiterio della Cattedrale di Atri o agli affreschi che impreziosiscono la facciata di Santa Maria Maggiore in Guardiagrele.
Nessuna prova certa dell’autore, supposizioni sul tema dell’opera, né tantomeno i brandelli, comunque sapientemente restaurati, ci restituiranno i preziosi particolari, però lasciatemi dire che dai resti s’intravede oggi una particolare dolcezza espressiva e una qualità d’esecuzione che fanno bene alla cultura della città.
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